I vent’anni di abusi del santone di Torino
Si cercano gli adepti, donne che si sono prestate ai riti magici del «maestro», fondatore a Torino di una setta che ha mosso i primi passi vent’anni fa. Tra le soffitte della città trasformate in templi e alcove dell’occulto. Quando è iniziata l’avventura di Paolo Meraglia, paravento di abusi sessuali e violenze psicologiche? Lui è finito in carcere, accusato di stupro di gruppo, per una storia iniziata due anni fa. A denunciarlo è stata forse la più giovane delle sue vittime, Angela, che all’epoca aveva soltanto 16 anni.
Da quanto tempo? Forse già dai primi Anni 90. Ma all’epoca, accanto a lui, non ci potevano essere gli stessi complici «catalizzatori» di oggi. Almeno non tutti. Non poteva esserci Giorgio, l’ex fidanzato di Angela, prima vittima e poi carnefice, costretto a rapporti incestuosi con la madre. Forse c’era già Biagino Viotti, anche lui rinchiuso nel carcere di Torino, che ha a disposizione mansarde e appartamenti da usare all’occasione per organizzare i riti occulti. Dove il «maestro» si presentava in canottiera e filmava con il telefonino le violenze. Per poter ricattare chi avesse provato ad allontanarsi.
È attorno a questi soggetti che si muovono le nuove indagini dei poliziotti. Gli investigatori della Mobile stanno esaminando i file contenuti nel computer ritrovato nella casa di Meraglia. Si cercano almeno dodici donne e altri quattro «catalizzatori», che a turno avrebbero partecipato ai riti sessuali.
Ogni donna che compare nei video deve essere identificata e interrogata, per avere conferma che i rapporti sessuali non fossero consenzienti e per provare a dare un nome a tutte le persone presenti. E poi c’è questione economica. Perché gli inquirenti sono convinti che per quelle sedute dell’orrore, c’era anche chi pagava. Un prezzario degli incontri, almeno per ora, non è stato trovato.
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