L’ultima follia a Napoli: il presidente del porto guadagna più di Putin
Guadagna più di Angela Merkel e di Vladimir Putin, il presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno centrale.
Pietro Spirito, manager di area Pd, non rappresenta un Paese, non deve governare l’economia di una nazione, non è la massima carica di uno Stato eppure ha uno stipendio che supera di gran lunga quelli di politici e uomini delle Istituzioni europei. Il suo statino paga è di 230mila euro all’anno più le spese sostenute per le «missioni relative all’assolvimento dei compiti istituzionali», recita la delibera del comitato di gestione vidimata dal segretario Francesco Messineo e dal presidente della seduta Umberto Masucci. Il paragone coi leader mondiali è presto fatto: la cancelliera tedesca percepisce 220mila euro, il presidente russo invece appena 145mila euro. L’inquilino dell’Eliseo può contare su un conto corrente di poco più sostanzioso: 200mila euro.
Si tratta in realtà di un adeguamento di retribuzione per il manager laureato in Scienze politiche: nel dicembre scorso, Spirito si era attribuito con una delibera a propria firma un salario fisso provvisorio di 170mila euro, a cui si è aggiunto pochi giorni fa un bonus di 60mila euro legato ai risultati da raggiungere. Risultati che saranno monitorati e sottoposti a verifica da un’apposita commissione.
Il provvedimento dell’Autorità portuale nasconde, tra le pieghe dei riferimenti alla normativa nazionale e dei decreti ministeriali, pure una piccola ma significativa postilla che, di fatto, spalanca le porte a futuri ritocchini al maxi-bonifico che sarà «oggetto di una nuova e opportuna valutazione e determinazione» degli uffici competenti.
Spirito è stato nominato nel novembre scorso dal ministro Graziano Delrio d’intesa col governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca dopo tre anni di commissariamento dell’Autorità. Ha una lunga storia di prossimità al centrosinistra, il manager. Da dirigente part time dell’Atac, durante la stagione di Ignazio Marino sindaco, Spirito percepiva uno stipendio da 100mila euro all’anno lavorando due giorni a settimana e mantenendo pure la poltrona di numero uno dell’Interporto di Bologna; doppio incarico che fece sobbalzare l’assessore comunale dell’epoca nonché senatore del Pd Stefano Esposito che di lui disse essere «inadeguato e strapagato». Lo stesso che, durante il voto della nomina in commissione Trasporti di Palazzo Madama, sparò ad alzo zero bocciando l’operato del suo stesso partito e del suo stesso ministro: «Lui presenta un curriculum che viene giudicato qualificato disse il parlamentare ma io la ritengo una scelta sbagliata perché oltre al curriculum conta la pratica. Poi però in questo Paese esistono delle logiche di filiera».
Il porto di Napoli versa in una condizione di estrema criticità: c’è una istruttoria della Unione europea per presunti aiuti di Stato a otto aziende della navalmeccanica, che rischia di mandare in default la struttura se dovesse restituire 145 milioni di euro, e ci sono indagini della procura e della Corte dei Conti per vicende legate ad appalti e concessioni.
IL GIORNALE