I nuovi schiavi dell’eroina: “Così il buco a 15 euro ha rovinato le nostre vite”
Il secondo a prendere la parola è un ragazzo pallido, che muove i piedi in continuazione. «Sono Marco, tossicodipendente. Arrivo dall’ospedale dove hanno operato mia madre. È uscita dalla sala operatoria oggi pomeriggio alle cinque. Quando ho visto che le hanno attaccato il siringone di morfina, mi sono reso conto che ero in fissa. Ho fatto la battuta: ”Quasi quasi ne prendo un po’ anche io”. E lei, appena sveglia: ”Per carità: mi hai fatto il regalo di smettere”.
Il fenomeno
L’eroina è tornata. Da tre anni consecutivi il consumo è in aumento. Secondo lo studio (2016) dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, il 4% degli studenti italiani fra 15 e 19 anni ha sperimentato la cocaina e l’1% ha assunto eroina. Quasi la metà di chi la prova, ne fa un uso frequente.
«Sono Monica, ho 24 anni. Ho problemi con le sostanze. Sono finita in galera. Sono fuori dal 15 gennaio e voglio rimanere pulita. Il pericolo è cedere. È un attimo. Voglio iscrivermi ancora all’Università. Ho progetti per una casa. Ho appena preso la patente». Monica è l’unica nuova del gruppo, stasera. Ci sono un elettricista, un mercatale, un manager, un bancario, due impiegati, una commessa e molti altri ancora. Tutti parlano anche per convincere Monica a restare. «Ciao, sono Alessandro, tossicodipendente. Benvenuta! È una bella cosa vedere qualcuno che entra da quella porta per cercare di darsi una possibilità».
Monica ha scarpe da ginnastica Adidas, un giubbotto nero aperto. A un certo punto si alza e scappa fuori. Lo hanno fatto altri, prima di lei. Magari per fumare o per bere un sorso d’aranciata. Non è facile restare in questa stanza. Ma ecco che Monica torna dentro, si siede allo stesso posto mentre è il turno di un uomo con i capelli rasati a zero. «Ciao, sono Dario, tossicodipendente. Mi sono fatto per 23 anni di sostanze pesanti, ho visto qualsiasi depravazione, ho distrutto case, bruciato soldi, chiuso relazioni, ho provato comunità, cliniche, psichiatri, e nonostante questo non mi sono mai fermato. Qui dentro ho trovato per la prima volta la libertà dall’ossessione. Oggi sono ventisei mesi di pulizia. Se non è un miracolo questo…». Applaudono tutti, anche Monica.
Le vittime
Solo nell’ultima settimana italiana, un uomo di 55 anni è morto di overdose alla stazione di Ladispoli. Una ragazza di 19 anni è stata trovata senza vita sul letto di un appartamento di Marciano della Chiana in Toscana. Un ventenne è stato arrestato a Correggio mentre spacciava dosi di eroina in un liceo. E si potrebbe continuare. «È un fenomeno che per dimensioni sembrava appartenere al passato», dice don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. È stato uno dei primi ad occuparsene, stando sulla strada. «Fra gli Anni 70 e la prima metà dei 90, in Italia 50 mila persone sono morte per droga, aids, epatiti. Una strage. Le nuove generazioni sembravano aver sostituito l’eroina con droghe meno letali: ecstasy, anfetamine, cocaina. Ma l’eroina è tornata. Spesso i ragazzi la sniffano o la fumano per compensare angoscia e paranoia. Ma c’è anche il consumo a se stante, quello che ha reintrodotto le vecchie e più pericolose modalità di assunzione. Il buco, insomma».
Il parco vicino alla stazione di Rogoredo è presidiato dall’esercito. Ogni giorno arrivavano centinaia di persone a comprare droga. L’eroina è tornata sul mercato a prezzi stracciati. Una dose può costare 15 euro. I pusher si fanno concorrenza. La relativa calma in Afghanistan, dopo anni di guerra, ha riaperto le rotta balcanica e quella più a Nord attraverso la Russia. «Sono i trafficanti a imporre le sostanze sul mercato» dice Roberta Pacifici, responsabile dell’osservatorio sulle droga dell’Istituto Superiore di Sanità. «Oggi molti nuovi assuntori non si rivolgono ai Sert. Spesso scopriamo la dipendenza dopo ricoveri in ospedale. Purtroppo la percezione di pericolosità dell’eroina è calata moltissimo».
L’ultimo tentativo
Chi arriva in questa stanza della Narcotici Anonimi, una delle 4 aperte a Milano, una delle tantissime nel mondo, spesso lo fa come ultimo tentativo prima di darsi per vinto. In cerchio, recitano questa preghiera: «Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare/ Il coraggio di cambiare quelle che posso/ La saggezza di conoscere le differenze». Non ci sono professori, medici o direttori. Solo, e questa sofferenza da condividere. «Ciao, mi chiamo Martina, sono pulita ma non riesco a cambiare il male che mi tormenta. Una persona mi ha chiesto al telefono: ma tu vuoi cambiare davvero? Dico la verità, voglio cambiare per non morire, ma sono stanca e ho molto paura di non farcela».
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