Nuova bomba rifiuti a Roma: la metà rischia di restare in strada
Roma – Se Genova piange, di certo Roma non ride. E non bastano gli annunci della sindaca Virginia Raggi, l’ultimo è sull’apertura dei «cantieri contro le buche», a sciogliere i nodi della Roma pentastellata.
Sia quelli amministrativi, sia quelli più propriamente politici. In questi giorni è tornato a tenere banco il problema dello smaltimento dei rifiuti. Con il Campidoglio che rischia l’ennesima figuraccia in vista del 25 marzo, quando, in occasione delle celebrazioni sull’Unione Europea, arriveranno nella Capitale 40 tra capi di Stato e di Governo da tutta Europa. Hollande e Rajoy, la Merkel e la May, rischieranno di trovarsi di fronte a grossi cumuli di spazzatura in mezzo alla strada perché Manlio Cerroni, proprietario del mega impianto di Malagrotta, non sta smaltendo il 50% dei rifiuti destinati alle sue discariche. Così i camion dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti romani, tornano indietro con metà della spazzatura non consegnata.
Il re capitolino dell’immondizia ha reagito così alla decisione della Regione Lazio, che ha deciso di pagare meno la società di Cerroni per ricevere i rifiuti della Capitale. E il pasticcio è servito, insieme al pranzo di tutte le autorità dell’Ue in programma il 25 marzo al Quirinale. Dal ministero dell’Interno, già impegnato per l’ordine pubblico, e dalla Prefettura di Roma non escludono soluzioni straordinarie, anche perché i due impianti di smaltimento pubblici di Rocca Cencia e Salaria sono già allo stremo. Ma Raggi pare sottovalutare l’impatto politico e mediatico di un anniversario così importante, e riceve in Campidoglio il Presidente della Roma James Pallotta. Un «meeting di cortesia», riferiscono i partecipanti, per fare l’ennesimo punto sulla questione dello stadio a Tor di Valle. Un altro di quei nodi che ha fatto penare la Giunta capitolina, soprattutto a causa delle divisioni interne al Movimento Cinque Stelle romano.
E il caos delle «comunarie» di Genova ha surriscaldato di nuovo l’ambiente degli attivisti nei municipi. I coordinatori dei tavoli di lavoro, strumento dei meetup per incidere sulle scelte dell’amministrazione, sono sempre in fibrillazione: «In 8 mesi non siamo mai stati chiamati per decidere una cosa» si lamentano nelle chat e sui social network. Uno scollamento tra la Raggi e la base che sembrava risolto dopo la fine della trattativa sullo stadio della Roma. Ma che invece, continua ancora sottotraccia nelle riunioni degli attivisti, preoccupati di diventare «quadri intermedi» di un Movimento non più all’insegna dell’uno vale uno. Su Facebook il malessere lo esprime Claudio Sperandio, un militante considerato vicino alla sindaca. Sperandio condivide un post del «lombardiano» Marcello De Vito e scrive: «Questo è il primo post di un portavoce comunale che parla di noi attivisti dalle elezioni 2016».
IL GIORNALE