L’aiutino (senza esporsi) dei democratici assenti
Roma – Parafrasando Nanni Moretti, «mi si nota di più se vengo in Aula e voto contro o mi astengo oppure se non vengo per niente?».
E la risposta adesso è servita: per non dare nell’occhio, l’ultima opzione è decisamente quella giusta.
Il tema è il voto di giovedì scorso al Senato per la decadenza di Augusto Minzolini (che tra l’altro ha recitato proprio in Ecce Bombo) dopo che la Cassazione ha confermato la sua condanna per peculato, e in particolare la scelta dei dem che hanno deciso di salvare il senatore-giornalista di Forza Italia.
Sui giornali, ieri, sono finiti in pratica solo gli esponenti del partito Democratico che hanno votato contro la decadenza – 19 in tutto – e quelli che hanno scelto di astenersi ottenendo il medesimo risultato (14 senatori), messi nome dopo nome in una sorta di lista di proscrizione.
Eppure a dare una mano decisiva per salvare l’ex direttore del Tg1 non c’erano solo loro. Ad aiutare Minzolini è stata anche un’altra fetta importante per quantità e qualità di senatori del gruppo Pd. Un gruppetto che però ha avuto l’indiscusso privilegio di non vedersi accusato di intelligenza col nemico: gli assenti.
Già, dei 98 (99 col presidente Piero Grasso) dem di stanza a Palazzo Madama, almeno in venti giovedì mattina hanno disertato l’Aula, togliendo così altri moschetti e potenza di fuoco al plotone che avrebbe dovuto impallinare Minzolini per spedirlo nella migliore delle ipotesi ai servizi sociali. E pur essendosi risparmiati la gogna mediatica, si tratta di nomi di primo piano del partito di Matteo Renzi. Come, per dirne uno, Giorgio Napolitano, l’ex capo dello Stato.
Proprio il presidente emerito più volte attaccato da «Minzo» dopo il suo ingresso in politica a proposito del complotto per avvicendare Berlusconi con Monti. Proprio quel Napolitano che, da titolare del Viminale nel governo Prodi del 1996, aveva come sottosegretario Giannicola Sinisi, ossia colui che, rimessa la toga da giudice, ha emesso la sentenza di condanna per il senatore azzurro. Salvato ieri anche grazie alla benevola assenza del suo avversario.
L’ex capo dello Stato era peraltro in buona e abbondante compagnia fuori dall’Aula. Perché tra i voti mancati alla conta del Pd c’era anche quello di Marco Minniti, ministro dell’Interno, che in mattinata presenziava la cerimonia di commemorazione per l’anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione della sua scorta. E anche qui, Minniti non è certo l’unico esponente del governo «non pervenuto» a Palazzo Madama due giorni fa al momento della chiama. Tra gli scranni del Pd, infatti, spiccavano almeno altri due buchi eccellenti: la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, e quella ai rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro.
IL GIORNALE