Genova, fuga di militanti dal M5S. Pronta la lista dei dissidenti

a. coluccia – e. rossi
genova

A Sant’Ilario, la collina dei vip dove l’orizzonte è di ulivi e mare e abita Beppe Grillo, regna il silenzio: il Blog ha parlato, nulla da aggiungere. Ma sotto, nella Genova che ha visto nascere e crescere il comico poi diventato leader, il suo Movimento è scosso da un terremoto. Nel Meet Up genovese si prepara una uscita “di massa” di circa ottanta attivisti. Che potrebbero portarsi via anche il programma elaborato dai “gruppi di lavoro” per le prossime elezioni comunali, affidandolo ad un’altra lista.

 «Effetto Domino», dice Marika Cassimatis, la professoressa di geografia diventata suo malgrado un simbolo per i dissidenti del M5S di tutta Italia dopo che Grillo le ha tolto il diritto ad essere la candidata del Movimento a sindaco di Genova, per issare sul piedistallo il secondo arrivato alle “comunarie”, Luca Pirondini. Gli addii di consiglieri e semplici attivisti si susseguono come uno stillicidio: un comunicato dal Municipio Valpolcevera, entroterra ex industriale della città, «Non ci fidiamo più, addio», via tre consiglieri. Un altro dalla Valle Stura: «Chiudiamo la pagina del Meet Up, ormai un muro di gomma ci separa dal vertice». E sulla pagina Facebook della candidata “ritirata” si danno appuntamento i 28 candidati a consigliere che Beppe Grillo aveva bollato come inaffidabili e contrari ai principi del Movimento. «La lista è stata eliminata con gravi accuse generalizzate. Il mio percorso di 4 anni e mezzo è trasparente. – scrive ad esempio Giorgio Bovio, portuale, uno dei candidati – Quindi pretendo che oltre alle accuse venga immediatamente reso pubblico che il mio nome non ha niente con comportamenti poco consoni al movimento.

Non mi faccio certo diffamare da chicchessia. Che sia Beppe Grillo o Davide Casaleggio». Cassimatis, per il momento, tiene calme le acque: «Ci riuniremo e vogliamo sapere quali siano le accuse che ci vengono rivolte. Ci aspettiamo una spiegazione da Grillo: io ero già in campagna elettorale, avevo incontrato il sindaco di Livorno Nogarin per farmi consigliare». Ma altri candidati consiglieri vanno oltre e si sono rivolti ad un legale. Non uno qualunque: Lorenzo Borré, che a gennaio aveva presentato un maxi ricorso contro il nuovo regolamento del Movimento e l’anno scorso, a Napoli, aveva ottenuto la riammissione per via giudiziaria di un gruppo di espulsi. «Ci sono gli estremi per chiedere al giudice un’impugnativa sulla decisione di escludere la lista Cassimatis che ha vinto legittimamente le Comunarie», dice il legale.

 

Una parte dei fuoriusciti si limita a lamentarsi on line e il bersaglio principale, più che Grillo, è la portavoce regionale Alice Salvatore, accusata di essere la vera «mandante» del Metodo Genova e del dietrofront che ha portato alla candidatura di Pirondini. In rete fanno circolare un “selfie” datato 2014 della consigliera con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. I consiglieri del gruppo regionale si trincerano verso un silenzio stampa imposto da Roma. Ma il malcontento è a livelli di guardia e dopo l’addio, nelle scorse settimane, del consigliere Francesco Battistini, anche Gabriele Pisani potrebbe prendere la porta.

 

Intanto, però, un altro fronte dei fuoriusciti si organizza guardando soprattutto all’esperienza di Parma di Federico Pizzarotti. Sono gli attivisti vicini a Paolo Putti, l’ex capogruppo del M5S che a gennaio aveva rotto con Grillo per fondare “Effetto Genova”. Putti ha condiviso la “Carta dei principi” del gruppo parmense. E sta lavorando, ormai apertamente, per presentare una lista civica alle prossime elezioni comunali genovesi: «Vogliamo trovare persone di buon livello pronte a metterci le competenze. Non è facile ma stiamo trovando tanta disponibilità», dice. Mentre il portavoce Battistini, fuoriuscito dal gruppo regionale, sarà oggi all’assemblea di Alternativa Libera, il gruppo fondato da una decina di parlamentari che sono stati espulsi o sono usciti dal Movimento. Il progetto di un network di gruppi di ex M5S in Liguria è al momento solo un embrione e potrebbe collegarsi all’esperienza di Parma come ad altre simili a Livorno, Lucca e in Lombardia. Ma dalla collina di Sant’Ilario si è mossa una slavina di dissenso che sta travolgendo il M5S ligure ed è arrivata sino al Parlamento. Ignorarne gli effetti, come sembrano intenzionati a fare i vertici, non la farà scomparire.

LA STAMPA

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