Mattarella: “La mafia è presente. Prosciugare le paludi di corruzione”

Francesco Grignetti
roma

«È con grande partecipazione che prendo la parola tra voi, familiari delle vittime innocenti delle mafie…». Familiare tra familiari di vittime innocenti, ma anche Capo dello Stato, non è stato un discorso banale né facile quello di Sergio Mattarella, ieri a Locri, ospite d’onore dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti. L’occasione di un discorso che è sprone contro la rassegnazione, ma anche testimonianza personale. «I mafiosi – ha detto quindi Mattarella – non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell’onore, non del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate».

 Si è anche commosso, il Presidente della Repubblica, alla lettura dello sterminato elenco delle vittime. Tra cui, accompagnato da un applauso spontaneo, c’era quello di suo fratello, Piersanti, ucciso dalla mafia palermitana nel 1980. Presidente della regione Sicilia dal 1978, Piersanti Mattarella venne assassinato a Palermo una domenica mattina, mentre in auto con la moglie e i due figli andava a messa. Il primo a soccorrerlo fu proprio il fratello Sergio.

 

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 Ieri nello stadio di Locri sono risuonati i nomi di quasi mille persone uccise dalle mafie, citati a turno da un familiare di vittime. «Un elenco, al tempo stesso, doloroso e istruttivo». Epperò la presenza a Locri dell’associazione Libera, di don Ciotti, di tanti familiari e persone comuni, oltre che di Mattarella e del ministro dell’Interno Marco Minniti, sono i segni della volontà di reazione. Come avrebbe sottolineato poi Rosy Bindi, la presidente dell’Antimafia: « Ci ha ricordato che le mafie sono ancora tra noi, forti di complicità nelle professioni, nella pubblica amministrazione, nella politica. Serve l’impegno di tutti, la consapevolezza che ciascuno di noi può e deve essere sentinella della legalità e della democrazia».

 

Già, le complicità mafiose. «Lottare contro la mafia – ha detto ancora Mattarella – non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. È anche una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Si tratta di una necessità fondamentale per chi tiene, insieme alla libertà, alla serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e le proprie capacità, senza padroni né padrini».

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 In una parola, lottare contro la mafia significa difendere i propri diritti perché, di contro, le mafie sono la negazione dei diritti. «Opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili».

 

Ed è largo, purtroppo, il perimetro dei flagelli italiani entro cui sguazzano le mafie. «Bisogna prosciugare le paludi dell’inefficienza, dell’arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l’ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano».

 

Quella mafia che non esita di fronte a nulla per raggiungere i suoi scopi. «Vendono la droga, inquinano campi e acqua, contaminano alimenti e medicinali, incendiano boschi, devastano risorse ambientali. Riciclano i proventi illeciti in attività legali, falsando la concorrenza e inquinando i mercati. Trasformano in un’occasione di arricchimento ogni più turpe attività: la prostituzione, il traffico di esseri umani e di rifiuti tossici, il gioco d’azzardo, il commercio di armi, della droga e di organi del corpo umano».

 

Ma i mafiosi non sono invincibili, possono essere vinti. Non per caso Mattarella ha voluto concludere il suo intervento citando Giovanni Falcone: «La lotta alla mafia – diceva il giudice – non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere».

LA STAMPA

 

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