Mattarella: “La mafia è presente. Prosciugare le paludi di corruzione”
«È con grande partecipazione che prendo la parola tra voi, familiari delle vittime innocenti delle mafie…». Familiare tra familiari di vittime innocenti, ma anche Capo dello Stato, non è stato un discorso banale né facile quello di Sergio Mattarella, ieri a Locri, ospite d’onore dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti. L’occasione di un discorso che è sprone contro la rassegnazione, ma anche testimonianza personale. «I mafiosi – ha detto quindi Mattarella – non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell’onore, non del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate».
Già, le complicità mafiose. «Lottare contro la mafia – ha detto ancora Mattarella – non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. È anche una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Si tratta di una necessità fondamentale per chi tiene, insieme alla libertà, alla serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e le proprie capacità, senza padroni né padrini».
Ed è largo, purtroppo, il perimetro dei flagelli italiani entro cui sguazzano le mafie. «Bisogna prosciugare le paludi dell’inefficienza, dell’arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l’ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano».
Quella mafia che non esita di fronte a nulla per raggiungere i suoi scopi. «Vendono la droga, inquinano campi e acqua, contaminano alimenti e medicinali, incendiano boschi, devastano risorse ambientali. Riciclano i proventi illeciti in attività legali, falsando la concorrenza e inquinando i mercati. Trasformano in un’occasione di arricchimento ogni più turpe attività: la prostituzione, il traffico di esseri umani e di rifiuti tossici, il gioco d’azzardo, il commercio di armi, della droga e di organi del corpo umano».
Ma i mafiosi non sono invincibili, possono essere vinti. Non per caso Mattarella ha voluto concludere il suo intervento citando Giovanni Falcone: «La lotta alla mafia – diceva il giudice – non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere».
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