I conti senza l’oste
Renzi e Grillo, Grillo e Renzi. Non si parla d’altro, non si scrive d’altro, quasi che il presente e il futuro dell’Italia fosse cosa loro, una gara a due.
Opinionisti, politologi e giornalisti parlano del centrodestra solo come terza e non incomoda forza. È il vecchio vizio dei grandi, si fa per dire, comunicatori italiani di leggere i fatti con gli occhiali deformanti delle opinioni e delle simpatie: il nuovo, ennesimo, partitino «zero virgola» di Alfano (non ricordo neppure come si chiama) gode e di più spazio e attenzione del Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che zitta zitta (anche questo si fa per dire) sta scalando la classifica del gradimento. La Lega è trattata come fenomeno da baraccone e Forza Italia come pezzo di antiquariato.
Ma qualcuno legge i sondaggi che, per carità, sono quello che sono, ma dicono pur sempre qualche cosa in più del niente? Ecco, stando ai sondaggi il vecchio centrodestra è la prima coalizione, l’unica forza – se si votasse oggi – in grado di battere i grillini. Cominciano a prenderne coscienza anche da quelle parti dopo che negli ultimi mesi qualcuno aveva sperimentato strade suicide pensando che Silvio Berlusconi, tra acciacchi e delusioni, fosse sul punto di ritirarsi a vita privata.
«Uniti si può vincere» risuona ora anche nelle parole di Matteo Salvini, quello che tra i soci si era spinto più in avanti nel cercare alternative al vecchio schema. Ieri il leader della Lega si è detto disposto a fare una «federazione» con Forza Italia e la Meloni, ed è sembrata una risposta politica a quel «io sono, resto e resterò in campo» pronunciato da Silvio Berlusconi sabato pomeriggio in un discorso ai suoi sostenitori.
Come si dice: se sono rose fioriranno, ma la cosa certa è che ancora una volta si stavano facendo i conti senza l’oste di Arcore. Era già successo quando gli opinionisti italiani impazzirono per Mario Monti, poi per Bersani, Letta e infine per Renzi. Come è finita lo sappiamo: due morti e un ferito grave.
Verrebbe da dire: cari colleghi, continuate pure a raccontare il vostro film di fantapolitica, che agli attori protagonisti non porta un granché bene e che tanto il finale non lo scrivete mai voi ma gli italiani. E non coincide mai con il vostro.
IL GIORNALE