E Salvini si frega le mani
LA xenofobia non c’entra e tantomeno c’entra il razzismo. È solo una banale questione di numeri. Dal 2007 al 2015 la produzione industriale italiana è calata di 22 punti percentuali, la disoccupazione è cresciuta di oltre 5 punti e la popolazione straniera residente è raddoppiata sfondando quota 5 milioni. Il problema balza agli occhi: poco lavoro, poco benessere, molte aspettative frustrate. Ne derivano emarginazione e rabbia crescenti. Se a queste cifre aggiungiamo quelle dell’immigrazione clandestina il quadro da fosco diventa drammatico. Analisi Ocse alla mano, risulta che l’Italia è il paese occidentale che dal 2000 «ha ricevuto i più alti flussi migratori, sia in termini assoluti sia in percentuale alla popolazione totale».
E il trend non migliora. Anzi, peggiora. Nei primi due mesi dell’anno sono sbarcate sulle coste italiane oltre 10mila persone, il 32% di tutti gli sbarchi avvenuti nel 2016. Secondo una stima del ministero dell’Interno, il 2017 sarà un anno record: arriveranno 250mila immigrati clandestini. E noi che facciamo? Poco o nulla. Non siamo in grado di respingere né di accogliere, di prevenire né di reprimere. Abbiamo perso il controllo della Libia, non abbiamo mai avuto quello dell’Europa. Paghiamo entrambe, sia la Libia sia l’Europa, senza ricevere nulla in cambio. E nella vana attesa che i nostri interlocutori cambino approccio ci guardiamo bene dall’organizzarci in proprio, continuando a gestire l’immigrazione come fosse un’emergenza e non un dato ormai strutturale. C’è solo un italiano che si frega le mani di fronte a tanto sfascio: Matteo Salvini, che già conta i propri dividendi elettorali.