Roma città chiusa: quattro quartieri blindati e sei manifestazioni per l’anniversario dell’Europa
Come altri musei, siti archeologici e monumenti, il Colosseo resterà chiuso durante tutta la manifestazione. È stata potenziata la sorveglianza, nella foto una pattuglia della polizia ferma il traffico
Chi poteva è partito già ieri mattina. Lontano da Roma, dai blocchi e dai black bloc, dall’assedio e da tutti i pericoli di sei manifestazioni nel raggio di pochi chilometri dove si segnala la presenza di centinaia di infiltrati. Roma è «lockdown», con decine di delegazioni straniere negli hotel del centro, cortei di auto blindate a sirene spiegate, cecchini sui tetti, l’esercito a presidio dei punti sensibili, mentre l’agenda di oggi mette i brividi a chi deve gestire l’ordine pubblico: il cartello No Tav e centri sociali contro l’Europa, ma anche le manifestazioni dei federalisti europei, dei sovranisti di Azione nazionale, la sinistra di «Nostra Europa», il sit-in di Fratelli d’Italia, per non parlare di possibili incursioni di Forza Nuova o dell’ultradestra di «Roma ai romani».
Chi proprio non può andare via, resta in una Roma delirante dove saranno chiusi musei e siti archeologici, a partire dal Colosseo, alcune vie sono state murate con pannelli di metallo e grate. Quattro grandi quartieri, per centinaia di migliaia di abitanti, da ieri sono blindati e in preda a un misto tra scetticismo, rabbia, paura, disorientamento e sconforto.
Testaccio ieri mattina aveva un’aria lunare. L’usuale baraonda di auto parcheggiate anche in tripla fila si presentava come una successione di marciapiedi nudi, strade vuote, operai accorsi a smontare ciò che si poteva smontare. Sono state rimosse le parti mobili dei dehors, portate via le sedie, le piante e persino l’impalcatura di un palazzo per evitare di fornire armi ai manifestanti. Una banca ha blindato con una protezione in lamiera e legno i punti a rischio sfondamenti.
«Chiudete tutto»
La paura è forte in queste strade. A Testaccio passerà il corteo più a rischio, quello della piattaforma Eurostop dove si teme la presenza di centinaia di black bloc e dove già ieri mattina i carabinieri hanno trovato sette giovani dei centri sociali del Nord-Est. Le forze dell’ordine sono passate ieri mattina, negozio per negozio, a spiegare cosa fare. «Ci hanno detto che quando il corteo attraverserà le strade del quartiere dovremo abbassare le saracinesche» racconta Oana del negozio di calzature «Posto Italiano». Tutti chiusi dentro, quindi, finché i manifestanti non avranno lasciato libera la strada. Vale la pena aprire per vivere una giornata come questa? In tanti nel quartiere hanno deciso che la saracinesca conveniva abbassarla anche prima: ottici, gioiellieri, elettricisti sono chiusi già da questo venerdì di vigilia. «Fermarsi? Non se ne parla – risponde Rodano, titolare del ristorante «Il Bucatino» – Sarò qui ad aprire come tutte le mattine. Se qualcuno vorrà entrare e mangiare, noi saremo qui comunque. Mi chiedo però dove sia lo Stato: perché ci costringe a non lavorare e a rimanere chiusi dentro i nostri locali».
«Ci stiamo mettendo d’accordo – aggiunge Oana – non so quanto dovremo rimanere bloccati nei negozi ma cercheremo di stare insieme per non intristirci e farci coraggio».
Alle tre di pomeriggio il traffico dovrebbe essere ancora regolare, i primi blocchi verso il centro sono previsti solo quattro ore più tardi. Eppure il delirio è già in atto. Un autobus 30 diretto verso il Campidoglio viene deviato, l’autista corre il rischio di lanciarsi in un controsenso. Se la cava con una svolta vietata e i vigili che fanno finta di nulla. «Scusate, erano quindici anni che non facevo questa strada», si giustifica l’autista.
L’esercito in arrivo
Non sarà l’unico a perdersi in questa vigilia di follia dove le strade consolari sono percorse da decine di mezzi dell’esercito e delle forze dell’ordine in arrivo da tutt’Italia per assicurare la protezione necessaria al centro di Roma.
In piazza Vittorio si aspettano cinquemila persone per il corteo «Nostra Europa». Pochi i timori di scontri, le forze dell’ordine non sono passate con le loro raccomandazioni, ma molti commercianti eviteranno comunque di aprire. «Non servirebbe a molto arrivare fin qui – confessa Marina del negozio «Non solo cuoio». La metropolitana è anche ferma, prevediamo pochissimi clienti. Faremo un’apertura straordinaria domenica per recuperare». Chiuso anche il bar Krystal: «Non succederà nulla ma il titolare ha deciso che è preferibile evitare rischi», spiegano le due commesse. Al Gatsby Caffè, Luca, uno dei titolari, non se la sente di tradire i suoi clienti. «Proprio perché altri bar saranno chiusi, preferiamo aprire comunque ma siamo anche pronti a chiudere in un minuto se fosse necessario: abbiamo una sbarra che ci permette di fare l’operazione rapidamente». In tanti faranno così, un’apertura a metà, pronta a trasformarsi in chiusura. In tanti pensano quello che solo Rolando, il titolare del ristorante di Testaccio ha il coraggio di dire ad alta voce: «Ma proprio tutti qui dovevano venì ’sti capi di Stato? Se fossero rimasti a casa loro non avremmo tutto ’sto ambaradam!».
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