L’ombra di Putin: l’Unione divisa è la sua arma in più

Il futuro dell’Unione non dipenderà solo da come evolveranno le relazioni fra gli europei ma anche dai suoi rapporti con il resto del mondo. Di quel mondo una componente importante è la Russia. Gli europei ne parlano il meno possibile. Forse, per non irritare una grande potenza. Forse per assecondare la parte dell’opinione pubblica che guarda a Putin con simpatia e ammirazione. Ma se si osserva una carta geografica dell’Europa ci si accorge che la Russia avrà comunque una grande parte nel forgiare il nostro destino. Pochi giorni fa Marine Le Pen è stata ricevuta a Mosca con grandi attestati di amicizia. È un assaggio di ciò che potrebbe accadere se diventasse presidente della Francia: blocco dell’integrazione europea e forte crescita, per contraccolpo, dell’influenza russa su un’Europa alla deriva. È il paradosso dei sovranisti: rivendicano la «libertà» e la «indipendenza» dalla «tirannia» (sic) di Bruxelles ma rischiano di mettere i Paesi europei sotto l’influenza di una grande potenza continentale di costumi illiberali.

L’ostilità di Trump

Ma anche se Le Pen non vincesse in Francia e se, anche negli altri Paesi, la pressione degli antieuropeisti venisse contenuta, il problema non scomparirebbe. I nostri rapporti con la Russia saranno infatti condizionati anche dalla futura politica americana. Se l’ostilità di Trump per l’Ue si tradurrà in atti non amichevoli, se la stessa Nato perderà la residua importanza che ha per gli americani, allora un’Europa in preda alla sindrome dell’abbandono e incapace di provvedere autonomamente alla propria sicurezza, sarà tentata di assicurarsi la protezione della Russia. I russi ne sarebbero lieti. Potrebbero cominciare aiutando gli europei nel contrasto al terrorismo islamico, forti anche della posizione acquisita in Medio Oriente.

Ricatto energetico

Il prezzo sarebbe alto. Una sostituzione, anche solo parziale, degli Stati Uniti da parte della Russia nel ruolo di lord protettore dell’Europa avrebbe varie conseguenze. Bloccherebbe l’integrazione europea: alle spinte disgregatrici interne si sommerebbe una pressione russa nella stessa direzione. Ai russi conviene, anche per il futuro, un’Europa divisa. Un’altra conseguenza consisterebbe in un uso sempre più scoperto e aggressivo del ricatto energetico a fini di condizionamento politico. Inoltre, la divisione che già oggi esiste, anche se solo embrionale, fra filorussi e antirussi diventerebbe una divisione politica centrale in quasi tutti i Paesi europei. La Russia che, come si sa, è capace di muoversi in modo molto spregiudicato, non avrebbe difficoltà a finanziare (ancor più di quanto già non faccia oggi) e a irrobustire in ogni modo i gruppi filorussi europei. Infine, un accresciuto peso politico in Europa di una grande potenza che non è mai stata, in tutta la sua storia, una democrazia liberale, finirebbe per corrompere i costumi europei, contaminandoli con germi autoritari. Per non parlare dei possibili rischi di crisi militari: non solo in Ucraina ma anche lungo le linee di confine di quei Paesi membri della Nato (Polonia, Baltici) che non sarebbero disposti a tollerare una nuova influenza russa.

Accresciuta influenza russa

Se lo scenario qui tratteggiato si realizzasse, entro una decina d’anni, potrebbe diventare politicamente impegnativo, in vari Paesi europei, persino pubblicare articoli come quello che state ora leggendo. Per fortuna, il futuro non è già scritto. Siamo noi a scriverlo. Una accresciuta influenza russa comincia a essere temuta non solo dagli europei che sperano che l’Europa del futuro sia ancora liberale ma anche da quegli americani che, oltre ad essere ostili a Trump, sono anche più attenti alle poste in gioco internazionali. Forse è ancora possibile combinare qualcosa di buono per impedire che il (variegato) partito filorusso europeo diventi troppo forte per potere essere sconfitto.

CORRIERE.IT

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