Firenze, l’Adorazione dei Magi restaurata debutta agli Uffizi

di GAIA RAU

Ben tornato, Leonardo. L’ Adorazione dei Magi, il grande incompiuto del genio di Vinci, opera realizzata fra il 1481 e il 1482 per i monaci di San Donato a Scopeto, è rientrata alla Galleria degli Uffizi dopo un ricovero lungo oltre cinque anni nei laboratori dell’Opificio delle pietre dure. Lì il dipinto è stato sottoposto prima a una complessa serie di indagini diagnostiche e poi a un lungo restauro, reso possibile grazie a un contributo degli Amici degli Uffizi. Per celebrare il ritorno dell’”Adorazione” il museo fiorentino ha organizzato una mostra – “Il cosmo magico di Leonardo da Vinci: l’Adorazione dei Magi restaurata” – visitabile dal 28 marzo fino al 24 settembre e curata dal direttore stesso degli Uffizi Eike Schmidt, da Marco Ciatti e Cecilia Frosinini dell’Opificio. Un’occasione per approfondire le dinamiche di un restauro fuori dell’ordinario che, oltre ad aver risolto alcuni problemi conservativi, ha consentito di recuperare tonalità cromatiche inaspettate e la piena leggibilità dell’opera, ricchissima di dettagli affascinanti che aprono nuove prospettive sul suo significato iconografico. Insieme alla tavola di Leonardo, è esposta anche la versione eseguita da Filippino Lippi nel 1946, commissionata all’artista pratese dai monaci di san Donato una volta certi dell’inadempienza di Leonardo il quale, dopo aver iniziato l’”Adorazione”, nel 1482 partì per Milano lasciando la tavola incompleta. 

L’Adorazione dei Magi ritrova così i suoi colori dopo un lungo e complesso restauro. Il grande dipinto era stato trasportato d’urgenza dagli Uffizi all’Opificio delle pietre dure nel novembre del 2011 per il grave deterioramento delle superfici pittoriche, ma da domani (28 marzo) torna in mostra alla Galleria fiorentina. L’opera è stata trasferita di notte di nuovo agli Uffizi e oggi per la prima volta ‘scoperta’.

Il lavoro di restauro del capolavoro di Leonardo è stato seguito dalle mani sapienti di un team di cinque restauratori guidati da Roberto Bellucci e Patrizia Riitano, sotto la supervisione di Cecilia Frosinini e del responsabile dell’Opificio, Marco Ciatti. Il percorso della mostra costruita intorno all’Adorazione offre alla visione del pubblico anche una raffigurazione a grandezza naturale di come il capolavoro appariva prima del restauro: un video testimonia tutte le fasi dell’intervento e uno studio visivo delle indagini diagnostiche effettuate sul dipinto con apparecchi all’avanguardia. Al termine della mostra, a settembre, ha annunciato il direttore Schmidt, l’opera sarà spostata nella nuova sala di Leonardo, al secondo piano, insieme agli altri tesori leonardeschi degli Uffizi, il Battesimo di Cristo e l’ Annunciazione. “Ne sarà il fulcro e l’ospite d’onore”, ha detto Schmidt.

Il restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo ha svelato come il dipinto possa essere stato, in pratica, la ‘tavola preparatoria’ di elementi chiave contenuti in altri grandi capolavori dell’artista toscano, come la perduta Battaglia di Anghiari, il San Girolamo (accolto nei musei Vaticani) e persino la Vergine delle Rocce. Ne è convinto Marco Ciatti, supervisore generale dell’intervento condotto sull’Adorazione all’Opificio delle pietre dure, l’ente di tutela di cui è responsabile.

“Grazie al lavoro che abbiamo condotto sono emersi dettagli e particolari prima impercettibili, che ci hanno consentito di comprendere molto di più delle tecniche di lavoro di Leonardo – ha spiegato – una delle scoperte più importanti che abbiamo potuto fare, oltre al fatto che Leonardo ha effettuato gli studi di prospettiva direttamente sull’opera con incisioni impercettibili e non su carte, è stata il fatto che in questo dipinto, che porta la data del 1481, abbia effettuato sperimentazioni che poi ritroviamo, in forma più compiuta, in altri suoi capolavori. La zuffa di cavalieri che appare sullo sfondo ricorda molto di quanto sappiamo della Battaglia di Anghiari; vicino alla Vergine collocata al centro troviamo la testa di un vecchio che fa pensare senz’altro ad una sorta di studio del suo San Girolamo. Ed anche i riflessi d’acqua, visibili, con un pò di attenzione sotto i piedi di Maria, evocano l’effetto visivo che comparirà, con maggiore forza nella Vergine delle Rocce”.

Il restauro. Cinque anni e mezzo è la durata record del lavoro di ripristino effettuato dalle pazienti mani dei restauratori dell’Opificio sull’Adorazione: il dipinto è stato “ricoverato” d’urgenza a causa del grave e progressivo offuscamento della superficie pittorica, che stava rendendo via via sempre più ‘illeggibile’ e scuro il capolavoro. Un problema andato aggravandosi nel corso dei secoli. Giunta all’Opificio, l’Adorazione, prima ancora di essere toccata, è stata sottoposta a un anno di studi preliminari, con apparecchi e tecniche scientifiche all’avanguardia, tra le quali scansioni effettuate con un apparecchio diagnostico ad infrarossi in grado di rilevare e separare fino a 15 livelli del tratto di pittura sfruttando le diversità delle lunghezze d’onda.

Una volta ‘mappati’ i problemi è iniziato il lavoro di ripristino delle superfici danneggiate: un maxirestauro in due parti, realizzato da un team di cinque specialisti che ha visto da un lato la rimozione progressiva di tutti i depositi di materiale non originale accumulato in secoli di esposizione nella galleria granducale, portando alla luce l’ azzurrino del cielo, il candore dei volti dei vari personaggi e i colori naturali dell’albero dietro la Vergine;  e dall’altro

la parziale ricostruzione, con interventi di microchirurgia, del supporto di legno a sostegno dell’opera, rotto in 4 punti con fenditure che minacciavano la tenuta stessa del dipinto. “Come disse Vasari, l’Adorazione segna l’invenzione della maniera grande – commenta Ciatti – ora ne abbiamo la conferma: Leonardo era avanti di almeno 40 anni rispetto ai contemporanei nell’evoluzione della pittura”.

REP.FIRENZE

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