La ragnatela di Putin
di VITTORIO ZUCCONI
Non passa praticamente giorno dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca senza che emergano nuove rivelazioni di
rapporti fra personaggi importanti del Team Trum e pezzi da 90 del Team Putin, in una tessitura di sospetti e scoperte che supera
anche le inquietudini per il progetto della Muraglia o i ricatti alle città accoglienti verso i migranti. L’ultimo, scoperto dal New York Times e confermato dal protagonista stesso, riguarda incontri fra il genero del Presidente Jared Kushner e Sergej Gorkov, uno di quegli oligarchi miliardari sbocciati dalla accademia del KGB, oggi ribattezzato FSB, e promossi senza alcuna esperienza o titolo altro che la complicità del collega Putin alla guida di banche e di aziende di Stato privatizzate. Gorkov era stato Vice Presindente della Sberbank, incriminata dal Procuratore di New York per riciclaggio e oggi è il boss della Vnesheconombank, uno dei centri finanziari usati da Mosca per finanziare le sue operazioni uin Ukraina.
La lista dei contatti segreti fra i trumpisti e i putinisti comprende l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Flynn, cacciato in
fretta quando furono rivrelati, il Ministro della Giustizia in carica, Sessions, che negò sotto giuramento di avere uncontrato l’ambasciatore russo a Washington Kyslyak; l’ex capo della Campagna di Trump e organizzatore della Convention
Reoubblicana di Cleveland; Paul Manafort, ora il genero del Presidente, al quale il suocero ha affidato il compito di riorganizzare, fra l’altro, anche i servizi infornatici del governo.
A loro, vanno aggiunti vari trafficoni e maneggioni che si sono vantati, forse millantando, di relazioni privilegiate con affaristi e funzionari russi. Nessun elemento in questa inquietante sequenza ha ancora “rilevanza penale” e incontrare banchieri e oligarchi russi non è un reato. Ma le inchieste continuano, nonostante l’ostruzionismo e le diversioni organizzate dagli uomini del Presidente nelle commissioni parlamentari che dovrebbero indagare, come il tragicomico presidente della Commissione Intelligence della
Camera, Nunes, che ha ammesso di essere andato alla Casa Bianca una sera per trovare informazione che il giorno successivo
avrebbe riportato alla Casa Bianca.
Ma la ragnatela che sta emergendo, tessuta dal grande ragno del Cremlino attorno a Trump e ai suoi principali collaboratori oggi
alla guida degli Stati Uniti,costruisce la domanda alla quale finora non c’è risposta e alimente i sospetti di un vero caso destinato a
esplodere in un vero “Russiagate”: se non c’era nulla di sinistro, in tutti quei fittissimi e continui incontri, perchè tenerli segreti?
REP.IT