Manovra, diktat di Renzi E il governo si fa lo sconto
Niente aumenti delle accise. Meglio ottenere il via libera a qualche decimale di deficit trattando con Bruxelles.
Lo scontro tra l’azionista di maggioranza dell’esecutivo, cioè il leader di fatto del Pd Matteo Renzi, dei ministri tecnici del governo Gentiloni si sta concludendo con una vittoria del primo.
Nei giorni scorsi le indiscrezioni su «No» dell’ex premier agli aumenti delle tasse che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan stava preparando. Ieri la marcia indietro sui ritocchi delle accise da parte dello stesso dicastero di via XX settembre e il tentativo di ottenere da Bruxelles uno sconto di un miliardo di euro.
La manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro chiesta dalla Commissione europea è diventata da tempo materia di scontro tra Renzi, Padoan e anche il ministro delle Attività produttive Carlo Calenda, che è peraltro un potenziale concorrente politico del leader democratico. Dal partito di maggioranza è arrivato l’invito a Padoan a trattare con gruppi parlamentari Pd e decidere con loro, più che con Bruxelles, i contenuti della manovra e poi anche quelli della legge di Bilancio del 2018.
Tra gli altri argomenti di scontro c’è infatti l’aumento dell’Iva che al ministero fino a ieri si dava per scontato, ma che vede Renzi nettamente contrario. Poi le privatizzazioni. Padoan è intenzionato a inserire nel Def, il documento di economia e finanza in arrivo a metà aprile, cessioni per otto miliardi di euro all’anno, ma il Pd, a partire dai ministri Delrio, e Orlando, sono contrari.
Ieri i primi segnali di cedimento del governo. Hanno perso quota gli aumenti delle accise su alcool e sigarette. Dentro la manovra correttiva che arriverà insieme al Def ci saranno solo le misure di contrasto all’evasione fiscale, tagli alle spese intermedie e la richiesta di un miliardo di flessibilità per le spese extra del terremoto, che farebbe scendere a 2,4 miliardi il conto della correzione.
L’Europa ha concesso in tutto due miliardi di euro per il sisma, ma si tratta di fondi per l’emergenza e di una rimodulazione dei fondi regionali. Niente di nuovo che possa essere messo a bilancio.
Ma il premier Paolo Gentiloni ostenta sicurezza. «Ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per intoccabili». A favore dell’Italia, paradossalmente, gioca la rottura dell’Austria e dell’Ungheria sul ricollocamento dei migranti. Un dispetto all’Italia, che potrebbe essere pagato con il permesso di fare un po’ più di deficit.
IL GIORNALE