Il ministro Poletti e tutte sue frasi infelici su giovani e occupazione
Chiara Degl’Innocenti
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti non è nuovo a uscite infelici che riguardano l’occupazione e i giovani. Circa due anni fa, era il novembre del 2015, ne sfornò una che fece indignare studenti e politica: “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”. E oltretutto il luogo non era neanche dei più appropriati (nel caso ci fosse un posto dove, da ministro, è possibile fare certe affermazioni), ovvero la convention di apertura a Veronafiere di Job&Orienta, la 25esima mostra convegno nazionale dell’orientamento, scuola, formazione, lavoro.
Tutto qui? Ovvio che no. Dopo neanche un anno Poletti ci riprova e fa goal. A dicembre 2016, infatti, sul web aveva fatto scalpore infatti un breve video in cui il ministro cercava di raddrizzare una sua dichiarazione agghiacciante: “Se 100 mila giovani se ne sono andati, non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola… Questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi”. Nel video chiedeva scusa e rispiegava i suoi concetti ma la gaffe orma c’era.
E poiché non c’è due senza tre, un nuovo fulmine a ciel sereno che incendia l’opinione pubblica è la recentissima frase datata marzo 2017 che dimostra quanto al ministro Poletti a volte le parole facciano difetto: “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum“. Una affermazione, anche questa, destinata a restare negli annali degli studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna venuti ad ascoltare suggerimenti sull’alternanza scuola-lavoro e indicazioni di possibilità di impiego a Bologna e in Emilia Romagna.
Ovvio che queste parole, come quelle dette in passato, hanno scatenato le reazioni di destra e di sinistra. Se ne è fatto portavoce Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, che sui social posta: “È lo stesso tizio che a proposito dei giovani italiani costretti ad andare all’estero per cercare lavoro disse “alcuni meglio non averli tra i piedi”. Dimissioni, vergogna, scuse e dimissioni”. E non è il solo. Gli fanno eco Paolo Ferrero, segretario del Partito di Rifondazione Comunista che ha twittato: “A calcetto dovrebbe andarci a giocare lui, invece di fare il ministro, almeno non prenderebbe in giro i disoccupati e i giovani!” a cui è secguito un comunicato di Giovanni Paglia, deputato di Sinistra Ecologia Libertà, nel quale si legge: “Poletti ha oltrepassato la soglia. Basta politici incompetenti!”.
Ma il ministro in tutto questo che fa? Prova a fare una parziale marcia indietro, spiegando di “non aver sminuito il valore del curriculum, ma di aver sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola”. Ma sta volta basterà questa spiegazione a placere le polemiche?
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