“I delfini ci mangiano il lavoro”. I pescatori siciliani in sciopero
Per i turisti i delfini che nuotano intorno alle isole Eolie sono uno spettacolo mozzafiato. Per i pescatori, invece, sono sinonimo di guai: «Appena le reti si riempiono – raccontano – i delfini le rompono e mangiano i pesci, facendo pure selezione e lasciando quelli meno pregiati come murene e scorfani»
Da domani i pescatori delle isole Eolie sono in sciopero. Barche ferme nei porti, a tempo indeterminato, contro la voracità dei delfini che mangiano il pescato: la fame degli uomini contro la fame degli animali. «Ma non dite che gli eoliani sono contro i delfini, perchè per noi sono una risorsa al pari della pesca», avverte Marco Giorgianni, il sindaco di Lipari che è come dire il sindaco di sei delle sette isole dell’arcipelago. «Non ce l’abbiamo con i delfini – puntualizza Salvatore Rijtano, presidente del Co.ge.pa., il consorzio che riunisce buona parte dei pescatori delle Eolie – ma così non si può andare avanti e occorrono soluzioni definitive».
Accade che da un paio di mesi a questa parte, i pescatori eoliani rientrino in porto con le reti vuote o quasi. I delfini, che dell’arcipelago fanno parte da sempre come lo scoglio di Strombolicchio e la spiaggia nera di Vulcano, si avvicinano alle reti e, prima ancora che possano essere tirate su, le strappano e mangiano pesci e molluschi: «Abbiamo un calo di pescato che oscilla tra il 60 e il 70 per cento – spiega Rijtano – invece di tornare a casa con 10-15 chili di pesce, ormai i pescatori rientrano con 2-3 chili e non c’è modo di difendere pescato e nemmeno le reti, che vengono distrutte in maniera irreparabile». Alle Eolie ci sono due tipi di pesca, entrambe insidiate dai delfini. La più caratteristica è quella al totano che si fa in due fasi, con le «totanare» che richiamano i molluschi dalle profondità del mare, e quindi con l’«ontrato», una specie di gancio che a una cinquantina di metri di profondità recupera i totani e li porta in superficie: «I delfini attaccano l’ontrato – spiega Rijtano – e mangiano i totani prima ancora che vengano portati su».
L’altra pesca è quella tradizionale con le reti a tramaglio: «Appena si riempiono, i delfini le rompono e mangiano i pesci, facendo pure selezione e lasciando quelli meno pregiati come murene e scorfani», spiega il rappresentante del consorzio. I pescatori sono convinti che negli ultimi tempi le popolazioni delle due specie di delfini presenti nel mare dell’arcipelago siano aumentate. «In realtà – spiega la biologa Monica Blasi, a capo del Filicudi Wildlife Conservation che da 13 anni segue delfini e tartarughe delle Eolie – sono sempre gli stessi e anzi la specie Tursiope è in via di estinzione». Si tratterebbe di non più di un centinaio di esemplari, che però riuscirebbero ugualmente a mettere in difficoltà le 119 barche di pescatori delle Eolie: «Il problema è che i delfini hanno fame e siccome il mare delle Eolie è molto sfruttato – dice Blasi – prendono il pesce dove lo trovano. Alle Eolie non esiste un’area marina protetta e manca un piano di gestione della pesca. Questo ha un peso». «Occorre trovare un modo per rendere compatibile la presenza dei delfini – dice il sindaco Giorgianni – con le attività di pesca che qui coinvolgono duecento operatori su una popolazione di diecimila abitanti». «La soluzione – dice la biologa Blasi – sarebbe la riconversione dell’economia locale, più turismo sostenibile e più agricoltura, meno pesca».
Da maggio a luglio, lo stesso Filicudi Wildlife installerà su alcune barche di pescatori dei «Pingers», dispositivi che dovrebbero tenere i delfini lontani dalle reti. Ma è solo un esperimento, non è detto che sia davvero efficace. Per ora, dunque, i pescatori scioperano; sperando che ministero e assessorato regionale si accorgano di loro ed intervengano.
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