Istat, disoccupazione in calo all’11,5% ma aumentano gli inattivi
ROMA – Il tasso di disoccupazione a febbraio scende all’11,5% (-0,3 punti percentuali). In forte calo soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile, che torna ai livelli del 2012, 35,2%. Al calo della disoccupazione tuttavia non corrisponde un aumento degli occupati: infatti il numero è stabile rispetto a gennaio, e in effetti, rileva l’Istat, si mantiene anche sugli stessi livelli dei quattro mesi precedenti. Mentre la stima delle persone in cerca di occupazione registra un forte calo su base mensile (-2,7%, pari a meno 83 mila): il calo interessa uomini e donne ed è più accentuato tra i 15-24enni e gli over 50. E la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni nell’ultimo mese è in crescita (più 0,4%, pari a più 51 mila). L’aumento si concentra tra gli uomini, mentre calano leggermente le donne e coinvolge tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di inattività è pari al 34,8%, in aumento di 0,1 punti percentuali su gennaio.
Per quanto in calo, il tasso di disoccupazione italiano rimane più alto di quello dell’Eurozona, che in febbraio, comunica Eurostat, è pari al 9,5%, in calo dal 9,6% di gennaio e dal 10,3% di febbraio 2016. Si tratta del livello più basso da maggio 2009. Nell’Unione il tasso è all’8%, in calo dall’8,1% di gennaio e dall’8,9% di febbraio 2016, minimo da gennaio 2009.
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni commenta su Twitter: “Cala la disoccupazione, anche tra i giovani. L’impegno per le riforme ottiene risultati. E continua”. In effetti però le tabelle che suddividono i lavoratori per fasce di età raccontano un’altra storia: tra gli ultracinquantenni in un anno si sono registrati 402.000 nuovi occupati, ma se ne sono persi 106.000 nella fascia 35-49 e 17.000 in quella 25-35, mentre in effetti tra i giovanissimi se ne sono guadagnati solo 15.000. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti invece fa un calcolo generale, che parte dall’insediamento del governo Renzi: “Complessivamente, da febbraio 2014 cresce di 716mila unità il numero degli occupati, 478mila dei quali sono lavoratori stabili. Positiva anche la dinamica relativa ai disoccupati, che diminuiscono complessivamente di 290mila unità, con un calo di 8,1 punti percentuali del tasso di disoccupazione giovanile”.
Da qualche mese l’Istat sta anche confrontando i dati sull’occupazione con quelli demografici. Al netto della componente demografica, dunque (le tendenze di fondo sono la riduzione del numero dei giovani e l’aumento delle fasce più anziane) cresce l’incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le fasce di età. Ma si afferma sempre di più “il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita occupazionale, anche per effetto dell’aumento dell’età pensionabile”.GLI OCCUPATI. Nonostante il calo della disoccupazione, in quadro non è molto incoraggiante nel confronto mensile, mentre in quello annuale si registra invece ancora un significativo aumento degli occupati, 294.000 unità. Sono quasi tutti lavoratori dipendenti (280.000) ma meno della metà (102.000) sono permanenti). Nel confronto mensile invece non si registra alcuna variazione degli occupati. “Galleggiamo. – commenta infatti Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – Purtroppo i dati sono implacabili, con questo tasso di crescita non possono esserci nuovi posti di lavoro, non si creano per decreto. Per di più negli ultimi tempi riprende il lavoro più fragile, i contratti a termine superano ampiamente quelli a tempo indeterminato”.
EFFETTO INCENTIVI. Sull’aumento dell’occupazione hanno sicuramente inciso “gli incentivi introdotti dalla Legge di Stabilità per il 2015, confermati anche dalla Legge di Stabilità per l’anno 2016”, osserva Valentina Pomares, giuslavorista e Partner Eversheds-Sutherland, ma “tali misure hanno notevolmente inciso sulle assunzioni a tempo indeterminato” solo fino al 2016. “Anche nel periodo compreso tra dicembre 2016 e febbraio 2017, si è registrata una crescita del numero degli occupati, ma ciò è stato determinato dall’aumento delle assunzioni a termine. – rileva la giuslavorista – Non è invece aumentato il numero delle assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni di contratti a termine a tempo indeterminato. Il motivo di tale cambiamento è dovuto alla Legge di Stabilità 2017 che ha ridotto notevolmente l’ambito di applicazione delle misure agevolative. “
DISOCCUPATI E INATTIVI. Robusto invece l’aumento degli inattivi, che però riguarda esclusivamente gli uomini, il cui tassi di inattività sale pertanto al 25,1% mentre quello femminile cala al 44,4%. Per cui è vero che a febbraio ci sono 83.000 disoccupati in meno rispetto a gennaio, ma anche 51.000 inattivi in più. Mentre nel confronto annuale invece l’Istat registra un robusto calo degli inattivi, 380.000.
I GIOVANI. Sulla componente giovanile va fatta una premessa: nella fascia di età 15-24 anni in Italia solo il 10% è in cerca di lavoro. Gli altri non rientrano nelle forze di lavoro, e quindi non vanno considerati nè per il calcolo del tasso di disoccupazione né di quello di occupazione. E quindi, spiega l’Istat, “l’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa età è pari all’8,9% (cioè meno di un giovane su 10 è disoccupato). Se si guarda ai numeri assoluti, per i giovani non cambia un granché: infatti a febbraio il numero degli occupati è invariato, quello dei disoccupati si riduce di 41.000 unità ma quello degli inattivi aumenta di 38.000 nel confronto mensile. Nel confronto annuale invece le differenze sono un po’ più significative: ci sono 15.000 occupati in più, 78.000 disoccupati in meno e 36.000 inattivi in più.
ALLARME TRENTENNI. Le fasce d’età che mostrano seri problemi nel mercato del lavoro sono però quelle di mezzo. Infatti per la fascia 25-34 anni c’è sia una riduzione degli occupati che un aumento di disoccupati e inattivi nel confronto mensile e in quello tendenziale. Su base annua i dati sono preoccupanti: 17.000 occupati in meno, 57.000 disoccupati in più e 126.000 inattivi in più. Altrettanto allarmanti i dati della fascia successiva: infatti c’è un calo su base annua di 106.000 occupati, i disoccupati in meno sono solo 7.000 ma gli inattivi in più sono 127.000.
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