La proposta dei grillini: una banca pubblica per sostenere le imprese
Nell’Italia del futuro disegnata dai 5 Stelle esisterà anche una Banca pubblica degli investimenti o Banca pubblica italiana. La natura di quella che sarà, in entrambi i casi, la Bpi prende spunto dai modelli di due istituti già esistenti in Europa, la BpiFrance e la tedesca Kfw, e verrà formalizzata in un disegno di legge a prima firma del deputato Alessio Villarosa. È uno dei capisaldi della riforma bancaria che il M5S vorrebbe portare avanti se arriverà al governo, assieme a un intervento duro su Bankitalia che i grillini vogliono slegare dall’azionariato privato delle singole banche, e portare sotto la mano pubblica (anche se restano dubbi legittimi se un diverso assetto proprietario, magari governativo, non possa incidere sul principio di indipendenza proprio di una banca centrale).
La Bpi dovrebbe muoversi su due binari paralleli, che riproporrebbero l’architettura dell’omologa francese, controllata dallo Stato e dalla Caisse des Dépôts al 50% ciascuno e suddivisa in BPIFrance Financement, che si occupa di prestiti e i finanziamenti, e BPIFrance Investissement, concentrata sugli investimenti.
La banca francese nacque su spinta del presidente François Hollande come sostegno alle piccole e medie imprese, con un ruolo strategico soprattutto nel mondo delle tecnologie e dell’economia verde. L’idea dei 5 Stelle è simile. Lo scorso novembre, Luigi Di Maio, raccontò di aver già parlato con i vertici di BpiFrance e di Kfw, confessando di preferire la prima anche per la rete di sportelli presenti sul territorio. La Bpi in versione italiana infatti andrà ad affiancare la Cassa depositi e prestiti nel suo ruolo di sostegno al sistema. Ma lo farà con una licenza bancaria che la Cdp non ha. Il che permetterà anche di intervenire sulle banche in difficoltà.
Secondo i 5 Stelle, infatti, potrebbe funzionare da stabilizzatore del sistema. L’esempio che fanno i grillini è quello delle banche venete in difficoltà. Invece di un decreto del governo, sarebbe la Bpi a rilevare partecipazioni importanti, anche grazie a un know how che le permetterebbe di gestire gli istituti da principale azionista, aprendo di fatto alla loro nazionalizzazione. Ma il core business della Bpi resta quello di erogare finanziamenti, innanzitutto per le grandi infrastrutture pubbliche declinate secondo la visione grillina: banda larga, dissesto idrogeologico, riqualificazione energetica ed edilizia. La banca sarebbe anche lo strumento per realizzare il programma energetico che il M5S, dopo mesi di lavoro, ha ufficializzato ieri e che si basa su pochi pilastri: l’addio ai combustibili fossili entro il 2050, lo stop all’importazione dell’energia nucleare e la trasformazione in società totalmente pubblica di Terna, l’azienda che si occupa della rete di trasmissione dell’energia elettrica.
L’energia è solo il primo, ma anche il meno problematico, capitolo del programma a 5 Stelle a essere votato sulla piattaforma Rousseau gestita da Davide Casaleggio il quale, annunciando che il candidato premier verrà scelto in rete il prossimo autunno, si sta ritagliando sempre più un ruolo politico. Sulla figura di Casaleggio Jr, sull’ambiguità della sua funzione e del suo peso dopo la morte del padre dentro il M5S è intervenuto anche il leader del Pd Matteo Renzi: «Abbiamo capito che il vero leader è lui. Ma io resto affezionato ai partiti che scelgono i leader per via democratica, non dinastica».
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