Le voci del design

ara ricotta voza
milano

Era una fiera di mobili ed è diventato, per il settore, il Salone più bello del mondo. Il più invidiato, il più copiato. E non lo dicono gli italiani, ma tutti quelli che ci vengono da ogni angolo del pianeta, del settore ma non solo. Forse perché è un unicum e chi viene qui vede delle cose davvero nuove e fa delle esperienze (di business, di emozioni, di vita) che non potrebbe fare altrove. Quello che apre oggi a Fiera Milano Rho è il 56° Salone del Mobile, inaugurato per la prima volta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dura sei giorni (fino al 9) e ancora una volta permette a chi vuole entrarci di scegliere fra innumerevoli percorsi tra il professionale, il ludico e l’esperienziale. Come visitarlo? «Io penso si debba vedere tutto ma è così grande che bisogna cercare di non perdersi il meglio – sorride Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile (e patron di Kartell), – prima le novità di tutti i settori, dal moderno al classico all’illuminazione al Satellite; e poi, con il passaparola, cercare le sorprese, le cose inaspettate».

 

Procedendo in ordine, prima c’e il Salone del Mobile vero e proprio – cioè mobili e complementi d’arredo – dove su 200 mila mq oltre 2000 espositori portano tutto quello che di nuovo hanno pensato e realizzato in un anno. Gli oggetti si dividono in stili: classico, design e xLux. Il Classico cresce ogni anno e si mostra in due padiglioni (2-4) mentre il Design rappresenta la maggioranza e ha conquistato dieci padiglioni. In crescita quantitativa e qualitativa anche il settore xLux dedicato a un classico di lusso reinterpretato in chiave contemporanea, spesso rappresentato dai marchi moda che hanno esteso il proprio total look all’arredamento (padiglioni 1-3). Poi ci sono le biennali e quest’anno tocca alla luce e all’ufficio. Euroluce occupa quattro padiglioni, a Workplace3.0 ne bastano due.

Infine gli eventi. La grande mostra del 2017 è firmata Ciarmoli-Queda e si chiama DeLightFul, acronimo di Design-Light-Future-Living, quattro concetti chiave per raccontare lo spazio domestico contemporaneo come espressione di bisogni primari. L’altro grande evento riguarda l’ufficio, è una installazione e si intitola «A joyful sense at work»; curata dall’architetto Cristiana Cutrona, vuole mostrare uno spazio che favorisca «un senso felice del lavoro».

 

Una bella novità di questa edizione però riguarda il Salone Satellite – quello dei giovani – che quest’anno compie 20 anni e oltre alle proposte dei designer ospita una collezione speciale e un evento in città. La collezione è una edizione speciale di pezzi commissionati ai tanti “ex giovani” che proprio in questo pezzo di Salone si sono fatti conoscere e oggi sono noti a livello internazionale. Fuori i nomi? Fra gli altri Matali Crasset, Oki Sato (Nendo), Ikka Suppanen, Lorenzo Damiani, Cristina Celestino… Sempre per festeggiare i 20 anni, poi, il Salone Satellite porta una sua mostra in città, alla Fabbrica del Vapore. Curata da Beppe Finessi, è una antologia dei pezzi più interessanti presentati in questi due decenni, prototipi poi entrati nei cataloghi di grandi aziende.

 

E come sempre, finito il Salone si entra nel FuoriSalone, una fiera parallela che tocca ormai tutti i quartieri più vivi della città. Insomma, una settimana in cui non ci si vorrebbe perdere niente. «Nemmeno uno stand, perché anche quelli sono frutto di lavoro creativo, ogni anno nuovi e diversi – conclude Luti – uno sforzo che fanno non solo le grandi aziende, ma anche le piccole; questo rende unico il Salone».

LA STAMPA

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