Trump, stretta sulle procedure per entrare negli Usa. Zero privacy e interrogatori. Anche a chi arriva dall’Europa
dalla nostra inviata FRANCESCA CAFERRI
NEW YORK – Donald Trump aveva promesso “procedure di veto estreme” per chi vuole entrare negli Stati Uniti. Sta mantenendo la parola. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal presto a chi arriva in America senza visto potrebbe essere chiesto di condividere con le autorità locali i contatti contenuti sul cellulare, le password per gli account sui social media e le proprie informazioni finanziarie. Coloro che invece fanno richiesta di visto, verrebbero sottoposti a procedure più severe di quelle in atto fino ad ora: alle ambasciate Usa nel mondo verrebbe chiesto di esaminare in maniera più approfondita le domande di visto, con colloqui più lunghi e approfonditi di quelli già attualmente obbligatori.
La misura, secondo quanto scrive il giornale, è in corso di definizione ma si applicherebbe anche ai Paesi tradizionalmente alleati degli Stati Uniti (il quotidiano cita Francia e Germania) e a quelli considerati “sicuri” e che per questo rientrano nel “Visa Waiver Program”, il programma di viaggi senza visto. Dunque, anche all’Italia.
I dettagli del piano non sono ancora stati resi pubblici: il Wsj cita come fonti due funzionari che stanno lavorando sulla questione. Ma le nuove misure sono destinate a creare non poche polemiche da parte dei gruppi che si occupano di libertà civili, ma anche degli esperti, che mettono in guardia verso la possibilità che altri Paesi decidano di mettere in atto le stesse misure nei confronti dei cittadini americani che viaggiano.
La scelta sarebbe comunque pienamente in linea con le politiche dell’amministrazione Trump, che sulla necessità di restringere le possibilità di accesso negli Stati Uniti ha scommesso molto nelle prime settimane di governo, promulgando il divieto di viaggio per i cittadini di alcuni Paesi musulmani, ora sospeso dopo l’intervento dei giudici. E il divieto di introdurre nella cabina degli aerei provenienti da scali del Medio Oriente e dell’Africa del Nord tablet e computer, per paura che possano nascondere bombe.
“Se ci sono dubbi sulle intenzioni di una persona che viene negli Stati Uniti, questi dubbi devono essere superati in un modo che noi reputiamo soddisfacente”, ha dichiarato al Wall Street Journal Gene Hamilton, consigliere del responsabile della Sicurezza interna John Kelly.
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