La Ue cambia i simboli di pericolo sulle etichette. Rischio discarica per molti prodotti chimici

di FLAVIO BINI

La Ue cambia i simboli di pericolo sulle etichette. Rischio discarica per molti prodotti chimici

MILANO – Questa volta la questione non è la curvatura massima dei cetrioli o la lunghezza minima delle vongole, casi limite che hanno fatto la fortuna della retorica anteuropeista negli ultimi anni. L’ultimo fronte della protesta contro le norme che uniformano gli standard nell’Unione Europea è una questione di forma in senso stretto. Le forme sono quelle associate ad alcune caratteristiche tipiche dei prodotti chimici, quali “pericolo” o “infiammabile”, che ormai molti anni fa l’Europa ha chiesto di rendere omogenee a livello internaizonale. Il teschio, solo per dirne una, non sorride più. E la X nera di “irritante” su sfondo giallo lascia spazio a un punto esclamativo su base bianca. E ancora: addio al quadrato con il bordo nero per tutti i simboli: si passa al rombo a cornice rosse.

Sottigliezze? Può darsi. Ma c’è chi nel comparto dei distributori di prodotti chimici rischia di pagare un conto salatissimo per queste piccole variazioni. Il nuovo standard infatti è stato approvato con un regolamento della Commissione nel lontano 2008 e ha previsto un lungo periodo di transizione per permettere alle aziende di adeguarsi. Periodo che, però, scade tra meno di 60 giorni, il primo giugno.

Oltre quella data i rivenditori che hanno acquistrato i prodotti che ancora recano i vecchi simboli saranno obbligati per legge a toglierli dal mercato e smaltirli, a meno di non volere rischiare multe salatissime, dai 20 mila ai 35 mila euro. Un danno economico considerevole trattandosi di beni ancora commerciabili e difficilmente deperibili, a differenza del cibo.  Le nome poi hanno lasciato pochissimo margine di manovra ai rivenditori. Impossibile, ad esempio, applicare un semplice adesivo sulle etichette. Possono farlo, spiegano le associazioni di categoria, solo i produttori, non i rivenditori. Ma se i prodotti sono ormai già finiti sugli scaffali il danno è fatto. “Capisco le normative, ma a prevalere dovrebbe essere il buonsenso”, sottolinea Fabio Manara, presidente della Compag, l’associazione delle rivcendite agrarie, che nei giorni scorsi ha posto la questione anche al Ministero dellaSalute. “Il buonsenso – aggiunge –  vorrebbe che i rivenditori potessero cheidere ai produttori di potere applicare una nuova etichetta, senza buttare via l’intero prodotto. Così invece finirà in discarica: un doppio danno, economico e ambientale”.

REP.IT

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