Roma, 8 aprile 2017 – ARRIVA la Buona scuola bis. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva gli otto decreti legislativi che completano il percorso avviato due anni fa. Si compie, almeno sulla carta, l’ammodernamento del sistema scolastico italiano che tocca diverse questioni strategiche: dagli esami, a partire da quelli di maturità, alle assunzioni dei precari, passando i voti, le prove Invalsi, la scuola dell’infanzia e il sostegno dei disabili. Le parole d’ordine sono svecchiare e aumentare la presenza a supporto delle famiglie.

IL PREMIER Paolo Gentiloni ha parlato di «una notevole iniezione di qualità», rivendicando anche il rispetto dei tempi che erano stati fissati per completare la riforma. Un processo positivo sottolineato anche dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «L’ampio confronto è servito a migliorare i testi, che qualificano ulteriormente il sistema di istruzione nel nostro Paese». Fedeli, con un fuori programma in conferenza stampa, ha rimproverato un giornalista che l’aveva chiamata «ministro».

Tra le altre novità, arrivano 30 milioni per le borse di studio degli iscritti agli ultimi due anni delle superiori. Vengono esonerati dalle tasse gli studenti di quarta e quinta superiore. E vengono rivisti, a partire dal 2018, i percorsi delle scuole professionali. Saranno potenziate le attività di laboratorio, mentre gli indirizzi vengono semplificati, passando da sei a undici. Per i docenti arrivano regole che dovrebbero sostenere i precari. Così, per il biennio 2017-2018 sono previste 20mila assunzioni sulle 40mila richieste.
MOLTE, però, le reazioni negative. Per la coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti, Francesca Picci «il governo non ascolta gli allievi». Ci sarà, allora, una manifestazione il 9 maggio. La coordinatrice nazionale degli universitari, Elisa Marchetti critica «la scelta di riservare per diversi anni i posti ad alcune categorie». Questo «renderà impossibile inserirsi nel nuovo sistema a migliaia di giovani». Per il segretario confederale Cgil, Giuseppe Massafra «è stata impedita l’introduzione di numerose proposte migliorative». Mentre Renato Schifani di Fi chiosa: «Dopo il fallimento renziano, il governo Gentiloni ci riprova. L’augurio è che questa nuova riforma dia dei risultati e non sia come la precedente».