Filippo Facci feroce: vi dico due cosine su Casaleggio in tv
di Filippo Facci
Davide Casaleggio ieri sera è andato in tv e, dopo pochi minuti, si è capito chiaramente che non c’ era mai andato. È timido e ha un’ espressione cavallina senza scintilla nello sguardo: se è un leader, non lo è mediaticamente. Parla a scatti, dice “la tennica”, insomma è una persona normale dall’aria perbene, ma oggettivamente non ha detto niente di interessante – a parte ripetere che serve il reddito di cittadinanza – anche perché «voleva parlare di sabato», cioè dell’ incontro grillino che ci sarà a Ivrea per commemorare suo padre: si chiama “Costruire il Futuro” e ha già fatto un certo rumore anche per via di alcuni degli invitati. Insomma, è andato in tv ma è mancata la notizia: Casaleggio non ha voluto dire neppure per chi votava in passato, ah, che scoop mancato.
Rimane probabile, tuttavia, che Casaleggio si stia muovendo per accreditare i grillini come forza di governo, anche se non è chiaro come. Il sociologo De Masi non ha detto praticamente nulla, ma con parole semplici; Nuzzi invece ha detto che gli incontri come quello di sabato corrispondono a “contaminazioni” a cui non siamo abituati.
Vediamo qualche contaminazione, allora. L’ incontro di sabato a Ivrea è organizzato dalla Visverbi, società che appartiene a Domenico De Masi e a Valentina Fontana, moglie di Gianluigi Nuzzi. De Masi è un sociologo che ha ricevuto incarichi dai cinque Stelle ed è un ospite che lo staff politico grillino, ultimamente, consiglia caldamente d’ invitare ai talk show. Nuzzi è un conduttore televisivo un po’ traffichino che conosce i Casaleggio da anni (prima il padre, ora il figlio) e che fu tra i pochi a intervistare Casaleggio senior nel 2013, in occasione della rassegna “Ponza d’ Autore” organizzata naturalmente dalla VisVerbi (che è della moglie, nonchè di De Masi, appunto) e dove ogni estate Nuzzi invita e svacanza vari ospiti (viaggio e soggiorno familiare) compresi alcuni che saranno a “Costruire il futuro”, per esempio il magistrato Sebastiano Ardita. Nota: chi è stato a intervistare, ieri sera dalla Gruber, Davide Casaleggio?
Nuzzi e De Masi. Potremmo continuare? Sì, ovvio, ma è tutto normale, siamo in Italia, eppoi l’ ha detto anche Enrico Mentana: «Non è una rimpatriata tra amici». Macchè. E allora cos’ è? Sono contaminazioni.
Discendenza – Meglio ancora: è un passo di legittimazione per la mera discendenza di sangue (in quanto figlio) di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e neotitolare di un’ agenzia privata che, tra molte altre cose, stipula contratti coi sindaci a 5 Stelle per vincolarne le scelte amministrative. Seconda risposta: è un incontro che si chiama “costruire il futuro” dove però i giornalisti invitati accettano il presente: per esempio che due ragazzotti come Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio dettino le regole delle loro apparizioni televisive, che siano eventualmente affiancati da cronisti compiacenti o inoffensivi, che i grillini in generale si escludano da incasinati confronti democratici che possamo mostrarli come impresentabili, che pongano l’ esclusione di tizio come condizione, tutta roba che dei giornalisti con la schiena dritta restituirebbero al mittente. Invece? Invece vanno a sfoggiare vanità o a paracularsi o a costruire un futuro – eventualmente – loro.
Allora dicono: ma è solo un incontro culturale, anzi, i politici manco ci sono. In realtà ci sono (Grillo compreso) anche se resteranno mimetizzati in platea, laddove uno vale uno: sempre che l’ abbiamo fatto entrare. Ufficialmente è “Sum #01, Capire il futuro”, incontro che vuole «mantenere vivo il messaggio di Gianroberto».
E già qui ci sarebbe da dire, visto che il messaggio di Casaleggio è un segreto di Fatima e comunque nell’ ultimo anno è stato spazzato via gli stessi grillini: le dirette streaming non ci sono più, i giornali e i giornalisti ci sono ancora, anzi li invitano e il cooptano come facevano i vecchi partiti, c’ è ancora il finanziamento alla stampa – pensa te – e c’ è ancora pure il Blog di Grillo, ma non è più centrale, il fantasmatico sistema “Rousseau” è appunto un fantasma, l’ idea di un governo dei cittadini mediato dalla rete non è propriamente al centro del dibattito, in nessun modo è seriamente consentito che un iscritto faccia proposte alternative che valgano ugualmente “uno”, insomma: vivo Casaleggio, sopravviveva la narrazione di un improbabile movimento di democrazia diretta, mentre un anno dopo, morto Casaleggio, la narrazione non viene neppure più tentata. Il risveglio al Campidoglio ha esposto i 5 Stelle al cinismo capitolino e all’ immagine di un partito terribilmente simile agli altri: anche il Direttorio è andato a pezzi. A un anno dalla morte di Casaleggio siamo alla seconda morte di Casaleggio, anche perché si sono accorti che gli anni passano ma la stragrande maggioranza degli italiani si informa ancora tramite i media tradizionali, quando lo fa.
Una contaminazione – Allora insistono: ma è solo un incontro culturale. Anzi, una contaminazione. Un po’ è vero: assomiglia dannatamente a “Vedrò”, convention annuale fondata da Enrico Letta e che riuniva varia umanità politica e giornalistica eccetera. C’ erano Passera, la Carfagna, la Serracchiani, Renzi, Tosi, De Magistris, Emiliano, Alfano era di casa, la coppia De Girolamo e Boccia è nata lì, morale, i grillini in Parlamento paventarono «un disegno politico che ci inquieta» mentre il solito Fatto Quotidiano – che ora si stupisce dello stupore riservato all’ incontro di Ivrea – scrisse di «nuova maggioranza di Vedrò» basata sul «metodo Vedrò» e cioè su «un network di politici amici» che era la «nuova base delle larghe intese», come dimostrava – notiamo – la presenza di opachi lobbisti come Enrico Bertolino, Andrea Camilleri, Cristiana Capotondi, Luca Carboni, Cesare Prandelli e Jury Chechi. Fine dell’ analogia. Anzi no, perché ora potremmo elencare altre foglie di fico dell’ incontro di sabato a Ivrea: ci sarà l’ astronauta Paolo Nespoli (forse il più adatto per commemorare le visioni di Casaleggio senior) e prezzemolini come citato sociologo De Masi (naturalmente) e il tuttologo Franco Freccero, la psicologa mediatica Maria Luisa Parsi, poi qualche manager, ci sarà anche un personaggio che per i grillini era fumo negli occhi: il direttore dell’ Ispi Paolo Magri, segretario italiano di quella Trilateral accusata di essere una sorta di Spectre legalizzata. Poi, ecco, ci saranno dei giornalisti, e qui sorry, qualcosa continua a scricchiolare.
Non parliamo dei cronisti che cercheranno di fare il resoconto della giornata – resoconto politico: altro che culturale – e che scriveranno di un Casaleggio che parlerà per primo e che cercherà di rendersi progressivamente più visibile. Parliamo di chi, in un’ ansia di equi-vicinanza ed equi-lontananza da tutto, si ritroverà a legittimare un modus che al giornalismo e alla democrazia tira calci negli stinchi: non altro. Passi per Marco Travaglio e Massimo Fini, molto diversi tra loro ma considerati organici. Ma gli altri? Diceva Casaleggio: «Dobbiamo parlare con quasi tutti». Beh, quel «quasi» bisogna meritarselo.
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