Bombardare la nuora perché suocera intenda
Trump attacca la Siria, l’Isis attacca di nuovo l’Europa. In poche ore cambia l’agenda della politica e dell’opinione pubblica.
Dopo che nella notte scorsa il presidente americano ha dato l’ordine ai suoi generali di lanciare 59 missili contro la base militare da dove si presume fossero partiti i caccia di Damasco con il loro carico di bombe chimiche. E dopo che a Stoccolma un camion condotto da un estremista islamico ha falciato i passanti provocando morti e feriti.
I due fatti non sono direttamente collegati, ma è evidente che sono due facce della stessa medaglia. Con un paradosso: l’Occidente, con Trump, bombarda la Siria del dittatore Assad, il quale sta combattendo contro l’Isis, che «bombarda» con i suoi camion e i suoi kamikaze l’Occidente. Insomma, per certi versi stiamo dando una mano ai nostri nemici.
Ma siamo davvero così fessi? Proviamo a mettere un po’ d’ordine. Assad è un vero fetente capace di qualsiasi nefandezza (più o meno come lo è stato Gheddafi), ma al momento è l’unico baluardo all’avanzare in quell’area dello Stato islamico; per questo Assad è protetto e sorretto militarmente da Putin, che spera così di arginare l’avanzata islamica e avere un domani il controllo politico e militare della Siria e non solo; gli americani (ufficialmente neutrali) sono contro Assad, ma di fatto combattono sul terreno e dal cielo al suo fianco per sconfiggere l’Isis e ipotecare a loro volta un’egemonia su quell’area; l’Europa è contro Assad, ma anche contro Putin (addirittura lo ha sanzionato) ed è stata e a maggioranza ancora è – contro Trump; cioè è ostile a tutti e tre gli attori che sul campo stanno cercando, divisi tra loro, di smantellare lo Stato islamico.
Insomma, è un bel casino, e chi ci capisce qualche cosa è bravo. Una cosa però a me sembra chiara: Trump, nonostante le apparenze, non ha fatto e non farà la guerra ad Assad. L’attacco dell’altra notte ha infatti provocato solo quattro morti (c’è chi dice 14, ma poco cambia), cioè uno ogni 15 missili (non pallottole, missili), quanti ne ha fatti gratis il camionista di Stoccolma. Evidentemente il dittatore è stato avvisato e gli è stato chiesto di scansarsi. Più probabile che quei 59 missili fossero politici e diretti altrove. In primis contro Putin (occhio che la partita in Siria è e sarà anche cosa nostra); contro i suoi detrattori interni ed europei (io punisco chi gasa i bambini come voi chiedete); contro Obama, e la sinistra, che non ebbe il coraggio di fare altrettanto. Ma, più in generale, è stato anche un avviso a un altro dittatore, il coreano Kim Jong-un (se il caso, non ho paura a premere il grilletto) e al mondo intero (l’America resta l’unico credibile gendarme).
Come in quel proverbio («parlo a nuora perché suocera intenda»), Trump ha sparato ad Assad perché Putin, l’Europa e la stessa America intendano che lui non sarà una macchietta, ma il presidente degli Stati Uniti. Lo hanno capito quasi tutti, meno i trumpiani più sfegatati. In Italia, per esempio, i più critici con Trump sono stati Grillo, Salvini e la Meloni, cioè i leader dei partiti che avevano sposato senza se e senza ma le teorie del neo presidente. Il loro problema è che si sono innamorati prima, e forse più, di Putin. Ma quando due giganti cominciano a darsele – consiglio non richiesto – stare nel mezzo è davvero pericoloso. E comunque mai con chi gasa i bambini.
IL GIORNALE