La complicità dell’Occidente Indifferente con i fratelli copti
Potremmo parafrasare Joseph Conrad e scrivere «sotto gli occhi dell’Occidente». Ma non sarebbe abbastanza. La doppia strage della domenica delle Palme in Egitto, i 45 cristiani copti straziati dalle bombe dell’Isis nella chiesa di San Giorgio a Tanta e nella cattedrale di San Marco ad Alessandria, non va semplicemente derubricata alla voce indifferenza.
Quei morti, quei fratelli di cui ci ricordiamo esclusivamente quando sono ormai pezzi di carne dilaniata, non sono soltanto la cartina di tornasole della nostra apatia. Sono anche il presagio del nostro destino.
Oggi qualsiasi copto, qualsiasi cristiano iracheno o siriano potrebbe dirci: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». La gran parte dei cristiani europei non identificherebbe in quella frase il passo del Vangelo di San Giovanni, ma riconoscerebbe la stoltezza di un’Europa e di un Occidente intenti a perpetrare il proprio suicidio. Un suicidio perseguito con lente, ma inesorabili tappe. Una, assai recente, è il generale plauso garantito alla decisione di Donald Trump di bombardare Bashar Assad. Quell’atto e il consenso con cui è stato accolto, nonostante la totale mancanza di prove in grado d’incastrare dittatore siriano, sono la migliore conferma dell’autolesionismo con cui ci prepariamo a subire supinamente la sorte dei fratelli cristiani d’Egitto e Medioriente.
Con quel plauso dimostriamo di tener in maggior conto la parola di Jabhat Al Nusra, costola siriana di Al Qaida che non quella dei cristiani di Siria ormai stufi di spiegarci – dopo sei anni di persecuzioni – perché Bashar Assad rappresenti l’ultima diga di fronte all’egemonia del terrore jihadista.
Un’ottusità sottolineata con drammatica sincronia dalla strage jihadista nel cuore di una Stoccolma da sempre solerte nel garantire benessere e accoglienza ai più incalliti estremisti islamici. E anche l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei copti egiziani rientra perfettamente in questa dinamica autodistruttiva. Un’Europa che durante le primavere arabe scelse d’interpretare come sinceri aneliti di libertà le mosse di una Fratellanza Musulmana pronta a trascinare l’Egitto verso l’oscurantismo della sharia. Un’Europa che non degnò della minima attenzione gli esponenti copti che c’invitavano a guardare dietro quell’ipocrisia di facciata. Analogamente nel 2013 non abbiamo perso tempo nel liquidare come un nuovo dittatore quel generale Sisi ricorso a un colpo di stato accompagnato da un larghissimo consenso popolare per sottrarre l’Egitto alla Fratellanza Musulmana. Non paghi degli errori del passato nei mesi scorsi abbiamo assistito con annoiata noncuranza al susseguirsi di omicidi di fedeli copti rivendicati dall’Isis nella penisola del Sinai. Per settimane nella città di Al Arish e dintorni sono stati ritrovati i cadaveri carbonizzati, mutilati e massacrati di cittadini cristiani colpevoli soltanto di professare la propria fede. Minacciate da quello stillicidio di morte centinaia di famiglie cristiane si sono ritrovate costrette ad abbandonare un Sinai conosciuto, prima delle Primavere Arabe, come un’oasi di pace e tranquillità e convivenza.
Oggi, però, è tardi per lamentarsi. Le bombe di ieri come quelle che a dicembre fecero strage nella chiesetta adiacente la Cattedrale Copta di San Marco al Cairo sono la dimostrazione di una verità ormai consolidata. L’Egitto come la Siria, come l’Irak non sono più Paesi per cristiani. Grazie all’indifferenza e agli errori dell’Occidente e dell’Europa sono diventati terre dove portare la croce e pregare il nostro stesso Dio equivale a rischiare la vita. Ma questa verità, tanto tragica quanto evidente, non sembra eppure scalfire i cuori europei. Impegnati a garantire accoglienza indiscriminata a chiunque bussi alle nostre porte non siamo più in grado di riconoscere, apprezzare e aiutare quei fratelli cristiani che professano la nostra stessa fede, credono nei nostri stessi valori e cercano protezione dai nostri stessi nemici. Prigionieri della nostra noncuranza abbiamo dimenticato il millenario avvertimento custodito nel Vangelo. «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi».
IL GIORNALE