Una svolta che riapre la partita
Per carità, siamo tutti uguali davanti alla legge. E un errore, o una svista, possono capitare. Ma cosa dovrebbe dire un cittadino comune, se un’intercettazione che, a detta di chi l’ha valutata, «assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità» l’indagato, si rivela inesistente, falsa o manipolata?
Si dà il caso che il cittadino, in questo caso, sia Tiziano Renzi, e l’indagine in cui è coinvolto quella relativa ai famosi appalti Consip per i quali l’imprenditore napoletano Romeo avrebbe corrotto un funzionario, che poi ha confessato. Da questo, che forse è l’unico passaggio incontestabile delle indagini, il sostituto procuratore Woodcock, coadiuvato dai carabinieri del Noe, il nucleo ecologico dell’Arma, è risalito al padre dell’ex presidente del Consiglio, accusato di traffico di influenze, e al ministro dello Sport Lotti e allo stesso comandante generale dei carabinieri Del Sette, a cui si contesta di aver messo in guardia i Renzi, padre e figlio, rivelando illecitamente che un’inchiesta a loro carico era in corso. E che in un’intercettazione lo stesso Romeo riferiva di un incontro con Renzi padre, a cui sarebbe seguita un’annotazione su un bigliettino, trovato a pezzi tra i sacchi di rifiuti dell’azienda di Romeo, in cui si faceva accenno a pagamenti da trentamila euro a un certo «T.»: presumibilmente Tiziano?
Nelle stesse carte veniva sottolineato che la perquisizione degli uffici di Romeo in piazza Nicosia a Roma, e il recupero della mondezza in cui si celava il «pizzino», erano avvenuti sotto gli occhi intimidatori di un elemento dei servizi segreti, che a ogni buon conto gli ufficiali dei carabinieri avevano fotografato, per poterlo successivamente identificare e per dimostrare come lo Stato, o qualche pezzo deviato dello Stato, come usa dire, con una mano fa e con l’altra disfa. Per inciso, va ancora ricordato che Lotti, a causa di tutto ciò, ha dovuto difendersi in Parlamento da una mozione di sfiducia che, va da sé, avrebbe riguardato Matteo Renzi, se ancora fosse stato in carica e non si fosse dimesso prima per gli esiti del referendum costituzionale del 4 dicembre. Inoltre, per le stesse ragioni, la riconferma del generale Del Sette, alla fine prorogato per un anno, è stata accompagnata da diverse contestazioni politiche.
Adesso si viene a sapere che il carabiniere che mise per iscritto che Romeo aveva parlato di un incontro con Renzi si era sbagliato o – ipotesi peggiore, per la quale viene perseguito – aveva commesso un falso. Non Romeo, ma l’ex-parlamentare Italo Bocchino, che di Romeo era divenuto consulente, aveva parlato di quell’incontro. Bocchino, a scanso di equivoci, afferma che si riferiva a Renzi figlio, e ovviamente si era trattato di una casualità di quelle che possono capitare ogni giorno ai politici, uno scambio di battute sulla situazione, nello studio televisivo di un talk-show o in Parlamento. Quanto all’agente segreto fotografato vicino a Piazza Nicosia, era una persona qualsiasi, identificata come un abitante di quella zona. Magari stava tornando a casa, o era appena uscito, e il trambusto della perquisizione attirò, per qualche istante la sua attenzione.
Ricostruire la verità non è stato affatto difficile: è bastato guardare con attenzione le carte, nelle quali altri due carabinieri più attenti di quello successivamente inquisito avevano correttamente riferito che a parlare era stato Bocchino e non Romeo, e in cui l’identificazione del passante scambiato per agente segreto, con tanto di nome e cognome, veniva formalmente verbalizzata. A spulciare più attentamente i documenti ė stata la Procura di Roma, nella persona del procuratore capo Giuseppe Pignatone. Il sostituto procuratore napoletano Henry John Woodcock, che aveva dato vita all’inchiesta, non si era accorto di niente.
Cose che capitano. E Renzi, che comunque ha subito le conseguenze del polverone levatosi attorno al padre, alla fine potrà legittimamente – seppure limitatamente, come sempre accade dopo – giovarsi di questa specie di proscioglimento politico anticipato. Ma a parte il carabiniere distratto – o infedele, si vedrà – c’è qualcun altro che dovrebbe rispondere di un verbale di intercettazione sbagliato o manipolato e di una storia ridicola o incredibile che un altro po’, e facevano cadere il governo?
LA STAMPA