Borse deboli sulla tensione geopolitica. Lo spread sopra 200 punti

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO – Le possibilità ventilate dalla Casa Bianca di ulteriori interventi militari in Siria e l’invio di navi da guerra nell’area della Penisola coreana – con la risposta minacciosa di Pyongyang – preoccupano i mercati. I listini asiatici hanno trattato in deciso ribasso e anche le Borse europee seguono deboli, mentre gli investitori si interrogano sul ritmo di strette monetarie che la Fed vorrà imporre: gli ultimi dati sul mercato del lavoro Usa hanno deluso le attese, ma la governatrice Janet Yellen ha mantenuto dritta la barra dicendo che l’economia americana è in salute e che non vuole rischiare di dover correre in futuro per adeguare il costo del denaro a un’inflazione troppo alta.

Milano chiude con un calo dello 0,46%. In ordine sparso le altre: Londra riesce a tenere in positivo dello 0,23%, Parigi cede invece lo 0,11% e Francoforte lima lo 0,5%. Agli investitori europei manca il supporto di Wall Street, che anzi viaggia in terreno negativo: alla chiusura delle Borse nel Vecchio continente il Dow Jones perde mezzo punto percentuale e il Nasdaq peggiora a -1%. A Piazza Affari, l’attenzione resta alta sul comparto bancario che tratta debole. Le banche venete hanno chiuso l’offerta di transazione con i vecchi soci, chiudendo con adesioni sotto l’80% ma rinunciando a quell’obiettivo. Italia, Bce e Commissione sono alle strette finali anche per la partita di Mps. Balzo di Autogrill in scia alla riorganizzazione del gruppo.

L’euro chiude sopra 1,06 dollari mentre lo yen si rafforza sulla scia delle tensioni geopolitiche legate in particolare alla Corea del Nord e alla Siria. La moneta europea passa di mano a 1,0623 dollari e scende a 116,57 yen. Il rafforzamento di una valuta difensiva come quella nipponica segnala la scarsa propensione al rischio dei mercati, per l’acuirsi delle tensioni globali. L’agenda macroeconomica italiana ruota intorno all’approvazione del Documento di economia e finanza, prevista nell’odierno Consiglio dei Ministri. In Gran Bretagna si registra  un’inflazione stabile al 2,3% a marzo – su base annua – mentre in Germania l’indice Zew è balzato ad aprile mostrando la fiducia degli investitori: 19,5 punti contro attese per quota 14. L’Ocse ha pubblicato il suo tradizionale rapporto sulla pressione fiscale, mentre nell’Eurozona si è registrato un calo dello 0,3% della produzione industriale di febbraio. L’Italia ha dato una prova migliore degli altri con un rialzo dell’1%.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in rialzo verso quota 205 punti base, con i decennali italiani che rendono il 2,25% sul mercato secondario. Il Tesoro ha intanto collocato in asta sei miliardi di Bot ad un anno, con il tasso in calo dal -0,226% di marzo al -0,239%. Il rapporto di copertura fra domanda e offerta è stato pari a 1,76. Da segnalare il rialzo del rendimento dei decennali francesi sopra la soglia psicologica dell’1%: sale la tensione in vista dell’appuntamento elettorale.

Il petrolio, reduce dai rialzi legati alle tensioni internazionali, si presenta oggi in calo a New York: quando le contrattazioni del Vecchio continente virano alla conclusione il Wti perde mezzo punto percentuale a 52,8 dollari e il Brent cede lo 0,7% a 55,6 dollari. L’oro indossa i panni del bene rifugio e sale in giorni di rinnovate incertezze: il lingotto guadagna l’1% a 1.267 dollari l’oncia.

Ieri gli investitori hanno ascoltato con attenzione le indicazioni provenienti da Janet Yellen: secondo la governatrice della Federal Reserve bisogna procedere in modo graduale con i rialzi dei tassi, se l’economia Usa continua ad andare come previsto. Secondo Yellen, la prima economia al mondo è “in salute” mentre la Banca centrale continua a difendere la sua indipendenza dalle ingerenze del Congresso (e del presidente americano Donald Trump). Yellen ha spiegato: “Non vogliamo aspettare troppo perché se l’economia si surriscalda e l’inflazione sale oltre il nostro target (di crescita annuale pari al 2%) non vogliamo essere costretti ad alzare i tassi in fretta, cosa che potrebbe causare un’altra recessione. Vogliamo portarci avanti, non essere indietro”.

Un altro governatore, il giapponese Haruhiko Kuroda,

in un’audizione parlamentare ha rimarcato che nel suo Paese la crescita dei salari rimane troppo bassa. La Borsa di Tokyo ha chiuso in negativo con l’indice principale Nikkei che ha ceduto lo 0,27% a 18.747,87 punti. L’indice Topix ha perso lo 0,3% a 1.495,1 punti.

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