Testamento biologico A Montecitorio è una guerra di veti
La «morte dolce» di Davide in Svizzera ha riacuito lo scontro politico sul testamento biologico.
La proposta di legge continua a far discutere fautori e detrattori, convinti questi ultimi che dietro al testo si celi il via libera all’eutanasia nell’ordinamento italiano.
Ma il provvedimento è al rush finale e tornerà all’esame della Camera subito dopo le vacanze pasquali, con priorità rispetto agli altri.
Il tema nei giorno scorsi ha più volte monopolizzato il dibattito a Montecitorio, compattando le forze politiche trasversali di area cattolica, che puntano il dito il Pd, accusando di voler introdurre in Italia una «eutanasia mascherata» in «modo subdolo», facendo «morire di fame e di sete» le persone.
Il punto più dibattuto ruota proprio sulla possibilità riconosciuta al paziente di rifiutare la nutrizione e l’idratazione artificiale. Durante le votazioni, infatti, l’Assemblea ha approvato a larga maggioranza un emendamento del Pd con cui si stabilisce che questi sono trattamenti sanitari e quindi possono essere sempre rifiutati o interrotti dal paziente. Il Pd, forte dei voti del M5S, di Sinistra italiana e Mdp, mira perciò ad approvare la legge già la prossima settimana A favore, anche altre forze politiche minori, mentre sul fronte opposto la Lega, Alternativa popolare e Fratelli d’Italia. Forza Italia dovrebbe votare contro, ma ai deputati azzurri verrà riconosciuta la libertà di coscienza.
Tra le altre novità importanti introdotte durante l’iter in Aula, c’è la riformulazione dei principi alla base della legge stessa. Le nuove norme sul testamento biologico tutelano, infatti, non più solo il diritto alla salute e alla salute, ma anche alla dignità e all’autodeterminazione. Prioritario il consenso informato (per i minori provvedono i genitori o il tutore), in base al quale nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito senza il nullaosta dell’interessato, che sia in forma scritta o, se impossibilitato, attraverso strumenti informatici di comunicazione.
Ogni paziente ha il diritto di accettare o rifiutare qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia e se ha dato il consenso può revocarlo in ogni momento. Infine, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi, attraverso disposizioni anticipate di trattamento (DAT), ognuno può esprimere le proprie preferenze in materia di trattamenti sanitari e indicare un fiduciario che, in caso di bisogno, ne faccia le veci.
IL GIORNALE