Nasce il TeoGrillismo, così il M5S chiede alla Chiesa i voti dei moderati

andrea malaguti
roma

La nascita del TeoGrillismo è annunciato da due interviste parallele. La prima la concede Beppe Grillo ad Avvenire, il quotidiano dei vescovi. La seconda, Marco Tarquinio, che di Avvenire è il direttore, al Corriere della Sera. Grillo, nel suo linguaggio a metà tra Osho e Napoleone, dice che il problema planetario è «il dopo sbornia dei cittadini sbattuti sul piatto del business mondiale come manodopera per uscire dalla Grande Crisi». Tarquinio dice: «Se guardiamo ai grandi temi, nei trequarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità». Non è vero. Ma ci sono due nodi di fondo che sono prioritari per i TeoGril e per la Chiesa: la povertà e il lavoro. Su questo terreno, incomprensibilmente sottovalutato dal resto della politica, il messaggio è lo stesso: diseredati, non abbiate paura, noi siamo qui a proteggervi. Come? La Chiesa con la preghiera e finalmente con i preti di strada. I 5 Stelle con la promessa del reddito di cittadinanza. Ma la soluzione prospettata importa relativamente. Quello che conta è un sentimento diffuso di rabbia e frustrazione che i Cinque Stelle, e in modo del tutto diverso Papa Francesco, intercettano e gli altri no.

 

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A Torino, prima della campagna elettorale, Monsignor Nosiglia, vescovo della città, spiegò a Chiara Appendino l’importanza delle periferie. Appendino costruì

a sua corsa al Municipio sulle difficoltà degli emarginati. Da quel momento l’idea del futuro del Vescovo e della Sindaca si è divaricata fino a diventare inconciliabile, dalle scuole paritarie alle coppie gay. E allora che cosa unisce la Chiesa cattolica alla chiesa messianica immaginata da Gianroberto Casaleggio? Chi è che ha più bisogno dell’altro? E come è possibile che la strada che porta a Gaia, un universo che odia i massoni, la finanza e la croce, sia la stessa che porta al Paradiso?

 

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A prima vista il lancio sincronizzato delle due interviste è l’endorsement della Cei a favore dei 5 Stelle, in realtà è l’ennesimo tentativo dei 5 Stelle di parlare ai moderati. Non solo ai cattolici, ma a quel mondo di centro che detesta il movimentismo complottista e rissoso incarnato dai Vaffaday. Essendo la Chiesa un sistema inerziale rispetto a chi governa, o potrebbe governare, non stupisce la crescente anche se controversa attenzione verso il nuovo che avanza. Ma il TeoGrillismo a quale necessità risponde? All’idea del vero partito nazione, capace di contenere nella sua pancia tutto e niente grazie al più affascinante specchietto per le allodole dell’era contemporanea, la parola «post-ideologico». Non stiamo né di qua né di là, stiamo con il popolo che soffre. E lo facciamo con affetto. Non significa nulla, però funziona.

 

I dettagli aiutano a capire. L’intervista di Grillo è stata rilasciata la settimana scorsa prima delle dichiarazioni del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio contro il lavoro domenicale e a favore delle famiglie. E prima della presenza dello stesso Di Maio alla messa di Pasqua in San Pietro. Strategia che suscita qualche sorriso. Grillo, fingendo di non essere più fiero delle sue oscenità da caserma, nelle foto su Avvenire sembra il Pensatore di Rodin. La giacca, la cravatta, lo sguardo serio, lontano, tre dita a proteggere la bocca. Niente a che vedere col pazzo sudato da palcoscenico. Un uomo pacato. Istituzionale. Che non sceglie come bersaglio «il bugiardo Renzi», ma il Nembo Kid degli agnelli, Silvio Berlusconi. I sondaggi segnalano la crescita dell’ex Cavaliere e Grillo lo prende a spallate. Lo considerava politicamente morto, è spaventato dal suo ritorno in vita.

 

Così arriva la sterzata TeoGril. Il comico genovese è più un uomo di temperamento testardo che di volontà risoluta, però ha fiuto, è malleabile, una sagoma di pongo capace di adattarsi a mille forme, un milionario che blandisce i poveri. Un modello che in giro per il pianeta funziona, che non ha bisogno di spiegare le contraddizioni di chi ammicca a Francesco e al francescanesimo, ma vuole fuori dal paese gli immigrati, attacca i romeni, sogna il ritorno dei nazionalismi, invoca il sovranismo, appoggia il testamento biologico, l’eutanasia, la canna libera e irride la liturgia vaticana imboccando la propria classe dirigente con grilli essiccati dispensati come ostie. Grillo e i TeoGril non credono nella Chiesa, spesso la detestano, ma oggi ne hanno bisogno, perché come diceva Longanesi, l’Italia è l’unico paese al mondo dove tutti vogliono fare la rivoluzione a braccetto con i carabinieri.

LA STAMPA

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