L’invincibile Trumpada
Ricorderete quando, prima di Pasqua, il presidente Trump annunciò solennemente che «un’Armada molto potente» (citazione menagramo: quella del re di Spagna colò a picco) stava facendo rotta sul mar del Giappone per mostrare i muscoli al cicciobomba atomico della Corea del Nord. Le persone impressionabili non ci avevano dormito la notte. Adesso si scopre che l’Armada del Trump fluttua da giorni nelle acque australiane, posizionate in direzione opposta.
Fioriscono le ipotesi più disparate. Può darsi che la portaerei abbia perso la bussola: sarebbe una notizia. O che l’abbia persa Trump, e questa lo sarebbe di meno. La spiegazione più plausibile è che neppure i marines diano retta alle sparate di Gel di Carota e ormai prendano i suoi ordini per battute di spirito. Anche se non si può escludere a priori che Trump intendesse davvero invadere l’Australia per ragioni sue (dissidi sull’import-export di canguri) e abbia usato il dittatore amico di Razzi come diversivo. Per rassicurare gli americani, ma soprattutto i canguri, il Pentagono ha confermato che l’Armada sta effettivamente viaggiando verso il mar del Giappone, benché l’abbia presa un po’ alla larga. Come quando in auto imposti sul navigatore l’indirizzo di tua suocera dall’altra parte del viale e quello ti fa imboccare l’autostrada del Brennero. Abbiamo la ventura di abitare un’epoca in cui l’uomo più potente del mondo manda le navi nel mare sbagliato e il suo rivale asiatico spara missili che gli ricadono sul malleolo. Forse esploderemo, ma in una sonora risata.
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