Cavalcavia, ormai è psicosi. Boom di allarmi in tutta Italia
Magari Roberto Calderoli, senatore della Lega, un po’ esagera quando dice che «ormai percorrere un cavalcavia o passargli sotto stia diventando una sorta di roulette russa».
Però di certo non v’è ormai in Italia chi non passi sotto un ponte con la sua auto con un po’ di patema. Con quello di martedì a Fossano, in Piemonte, che solo per la prontezza di due carabinieri non ha provocato vittime (la loro auto è stata schiacciata dal ponte. La procura di Cuneo ha aperto un’inchiesta contro ignoti per crollo colposo), sono tre episodi in sei mesi. Dopo quello 28 ottobre del 2016 ad Annone (Lecco) sulla corsia Nord della superstrada 36 (fortunatamente senza vittime) e dopo quello del 9 marzo scorso a Loreto, in provincia di Ancona, sulla A14, che ha provocato la morte di due coniugi. Episodi ingigantiti, come nel caso di Lecco, dalle immagini amatoriali girate dai testimoni oculari, e che contribuiscono a creare un clima di psicosi.
Così in tutta Italia si moltiplicano gli allarmi. Ieri Aurelia Sandrini, sindaca di Ponte di Legno, nel Bresciano, ha raccontato dei suoi timori sul ponte della strada statale 42 nel tratto che collega Ponte di Legno con il passo del Tonale, che secondo lei «potrebbe cedere». Sandrini da tre anni scrive all’Anas per segnalare le condizioni della struttura, realizzata nel 1980, ma inutilmente. «L’Anas di Milano non solo non ha mai risposto alle nostre lettere, ma senza contattare l’amministrazione un giorno ha mandato in paese una ditta che dopo aver visto la situazione ha pensato bene di posizionare un tronco di legno sotto il ponte, come puntello». Dopo un simile demenziale intervento i dubbi insomma sono più forti di prima: «Al momento o non sappiamo nulla e non abbiamo parlato con nessuno dei tecnici. Noi pensiamo che il ponte sia pericoloso e che potrebbe crollare». La sindaca mostra con la struttura di cemento talmente consumata da essere visibile la parte in acciaio.
Allarme ieri anche a Roma, dove è stata brevemente chiusa la Tangenziale Est, in direzione Salaria, all’altezza della diramazione per l’autostrada A24 Roma-Teramo per consentire il sopralluogo dei tecnici dei vigili del fuoco a scopo precauzionale in seguito a «parziali distacchi di cornicione causati da infiltrazioni». Il controllo ha dato esito negativo ma ha paralizzato un quadrante della capitale per un’oretta.
Da tempo suscita preoccupazioni il cavalcavia di Mesu Mundu, sulla strada statale 131, in Sardegna. Il ponte è una specie di disastro annunciato: ci sono gabbie di cemento armato quasi senza cemento, pezzi di calcestruzzo che sembrano doversi staccare da un momento all’altro, una divaricazione fra le campate di molti centimetri. Colpa del passaggio di un Tir che trasportava una pala eolica nel 2009 e incastratosi nel cavalcavia, che provocò un «danno irrimediabile» alla struttura, come avrebbe scritto in una relazione la stessa Anas. I sindaci del Meilogu, la regione del Nord-Ovest della Sardegna in cui si trova il manufatto, da tempo protestano minacciando anche di bloccare la strada di fronte all’inerzia dell’Anas e del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Sulla questione è da anni in corso un’odissea giudiziaria che vede contrapposte le amministrazioni locale all’Anas.
Altra area d’Italia, altro cavalcavia pericolante. Quello di Isella nel lecchese, chiuso lo scorso 31 ottobre sull’onda emotiva del crollo di Annone Brianza, dopo che si erano formate alcune crepe sull’asfalto. Qualche settimane fa l’Anas in una sua perizia ha stabilito che non è stato progettato per sostenere il passaggio di mezzi pesanti. Quando è stato costruito nel 1969, in una Brianza molto differente, era stato realizzato come semplice «strada di collegamento con una frazione e di solo interesse locale». La struttura dovrebbe essere quindi abbattuta.
IL GIORNALE