Grillo allarga la nuova destra
di STEFANO FOLLI
IN ATTESA dei risultati francesi di domani sera, si studiano le possibili ripercussioni in Italia di un evento che il sangue degli Champs-Élysées ha già trasformato in tragedia. Ora i temi della sicurezza, del terrorismo, dell’integrazione mal riuscita o della svolta radicale di individui nati e cresciuti sul territorio nazionale sono di nuovo la priorità Oltralpe. Non è un caso che il favorito Macron, uomo dell’economia, sembri all’improvviso in qualche imbarazzo di fronte alle destre: Marine Le Pen e Fillon si muovono più a loro agio quando c’è da promettere il pugno di ferro all’elettorato. E in fondo le loro ricette si assomigliano, almeno a parole: segno che il terrorismo endemico ha già attenuato la storica frattura fra le due destre, gollista e anti-gollista. Salvo su un punto, tuttavia cruciale: l’atteggiamento verso l’Europa. Pro o contro l’Unione e la moneta unica.
E in Italia? Il discepolo di Le Pen è senza dubbio Salvini, con un di più di ruvida asprezza che gli permette una notevole popolarità, sia pure limitata al Nord. Nel Centro-Sud il neo nazionalismo leghista, come è noto, non fa presa: non seduce il messaggio virulento anti-immigrati, la promessa della linea dura quando la Lega avrà il ministero dell’Interno dopo l’eventuale vittoria. Tuttavia c’è qualcuno che sta arrivando sui temi dell’immigrazione con maggiore credibilità, a sostegno della tesi che occorre severità non tanto contro i migranti, quanto contro coloro che organizzano il traffico massiccio via mare con partenza dalle coste nord-africane, soprattutto libiche.
Beppe Grillo sta costruendo con pazienza una linea elettorale spregiudicata, certo, ma anche molto abile. Badando bene a non scivolare sul terreno del Fronte Nazionale francese, Grillo attacca le ong che a suo dire favoriscono le partenze dei migranti o addirittura le organizzano, magari senza comparire in modo diretto. L’argomento è destinato a finire nel solito frullatore delle notizie quotidiane, ma è chiaro che il leader del M5S ha tutto l’interesse a riproporlo. Potrebbe diventare, dopo gli avvenimenti di Parigi, l’asse portante delle nostre prossime elezioni: le amministrative di giugno e ovviamente le politiche. Otto o nove mesi di propaganda grillina sull’eccesso di migranti sul suolo italiano, ma soprattutto sui burattinai del traffico marittimo.
La mossa è abile perché sfiora il campo che in Francia è occupato dal Fronte lepenista (o da Fillon), ma evita gli accenti xenofobi e si concentra sulla zona opaca, vera o presunta, che s’intravede dietro gli sbarchi di massa. In un certo senso Grillo si candida a guidare una nuova destra che Salvini e la stessa Giorgia Meloni non riescono a incarnare fino in fondo. La interpreta secondo un canone inclusivo, ossia allargando il perimetro di adepti e simpatizzanti, anziché chiudendosi a riccio sul punto dell’identità nazionale violata. E con questo può suscitare interesse anche nell’opinione di sinistra.
S’intravede fin d’ora, in altri termini, che il confronto elettorale sarà giocato sulle questioni anche drammatiche sollevate dall’immigrazione e di conseguenza sui nodi dell’integrazione. In Francia, al primo turno, le due destre sono molto oltre il 40 per cento, se si sommano i loro voti. In Italia Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia non sono da meno. Con una differenza: Grillo è capace di mescolare temi di destra e di sinistra in forme atipiche. In Francia ci riesce in parte il lepenismo, che infatti raccoglie parecchi consensi nell’elettorato popolare che un tempo votava a sinistra. E l’ascesa stessa di Mélenchon, figlio della diaspora socialista, conferma che quell’elettorato è sensibile ai temi nazionalisti. O “sovranisti”, come si dice oggi.
In virtù delle sue radici in apparenza apolitiche, Grillo riesce a coniugare meglio le suggestioni populiste trasversali. Il che ne fa un temibile concorrente elettorale per la destra classica di Salvini e FdI. Tuttavia la domanda è: dopo il voto è possibile un’alleanza di governo fra queste tre forze? Al momento tutto lascia pensare che l’individualismo di Grillo sia più forte di ogni altra considerazione. E in ogni caso, se per i Cinque Stelle dovesse venire il tempo delle concessioni, non sarà verso la Lega.
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