Igor il russo “avvistato” in Veneto: la caccia si è trasformata in farsa
Brutta storia quando un dramma rischia di trasformarsi in farsa. Ma che non ci sia nulla da ridere lo ha dimostrato ieri il ministro dell’Interno, andando a trovare la vedova di Davide Fabbri, il barista che il «mostro di Budrio» ha ammazzato il primo aprile al culmine del suo incredibile tour criminale nel nostro Paese.
Anni in cui «Igor il russo» (o «Ezechiele il serbo»?) è entrato e uscito (soprattutto uscito) dal carcere più volte, senza che le «istituzioni» capissero neppure quale fosse la sua vera identità. Espulso (sulla carta) dall’Italia due volte, ma in realtà libero di continuare a rapinare ed ammazzare. Il dolore delle famiglie delle vittime del fantomatico «Igor Vaclavic» (o «Norber Feher»?) è lì a dimostrare che no, lo Stato non può continuare a coprirsi di ridicolo procrastinando all’infinito una cattura che doveva avvenire in poche ore. Invece è da 22 giorni che la caccia va avanti. Vanamente. Con le forze dell’ordine che sono riuscite a farsi sfuggire dalle mani l’assassino proprio nei minuti immediatamente successivi al secondo omicidio: quello della guardia ecologica Valerio Verri. Da quel momento le «autorità» hanno inanellato una sequela di figuracce. Mille uomini (un dispiegamento di forze, comprese quelle dei reparti speciali d’élite, mai messo in campo prima) impotenti dinanzi a un uomo solo contro tutti. Tanta «scena», ma nessun risultato reale. Tanti blitz, conclusi sempre con lo stesso pugno di mosche.
L’unica cosa, paradossalmente concreta, è venuta dalla Procura di Bologna che non ha trovato di meglio che indagare i giornalisti per «fuga di notizie». Ridicolo. Come – e anche questo va riconosciuto – sono ridicole alcune interviste a presunti «amici» di Igor che lo hanno descritto, a seconda dei gusti, come un «Rambo super addestrato» o una persona «un po’ taciturna ma del tutto normale». Sono fiorite anche leggende metropolitane, come quella della famiglie che lascerebbe del cibo fuori dall’uscio di casa per paura che «lui» faccia irruzione nei casolari isolati lungo il Delta del Po. Le ricerche continuano in quella zona, ma ieri La Nuova Venezia ha sparato il seguente titolo: «Portogruaro, quattro persone affermano: “Visto qui Igor il killer”». E poi: «Quattro testimoni che non si conoscono tra loro hanno allertato polizia e carabinieri dicendo di avere riconosciuto in un uomo che vagava nel Veneto orientale lo spietato assassino che ha ucciso a sangue freddo due persone in Emilia». Intanto la presunta sorella del braccato si mostra solidale col fratello: «Igor, tieni duro. La famiglia è con te. Tu non sei la persona cattiva che descrivono gli italiani». La caccia (ma anche la farsa) continua.
IL GIORNALE