Macron-Le Pen per l’Eliseo, scatta la caccia alle alleanze

paolo levi
parigi

Un terremoto politico che ha spazzato via i partiti che hanno governato la Quinta repubblica, i socialisti e gli eredi dei neogollisti, ed ha consegnato il mandato per guidare la Francia nei prossimi cinque anni a Emmanuel Macron (23,76%), centrosinistra liberal, e Marine Le Pen (21,58%), estrema destra del Front National. Ed è già partita, dalla gauche ai Républicains, l’alzata di scudi per fermare il ciclone Marine.

 

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Nella notte elettorale che ha stravolto l’assetto politico del Paese, Partito socialista e Républicains si schierano a favore del primo classificato, Emmanuel Macron (En Marche!), con l’unico imperativo di sbarrare la strada alla candidata anti-euro del Front National, che ha fatto segnare il record storico di voti. Una sorta di «cordone sanitario» in nome della salvaguardia di sessant’anni di integrazione Ue.

 

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Secondo un sondaggio Ipsos/sopra Steria realizzato dopo il voto blindato per l’allerta terrorismo, il trentanovenne ex ministro dell’Economia di François Hollande otterrà il 62% delle preferenze contro il 38% di Marine Le Pen. Anche se non necessariamente le indicazioni dei leader verranno accolte dagli elettori: nelle ultime settimane analisti e commentatori a Parigi hanno pronosticato che in caso di ballottaggio Macron-Le Pen un terzo dei simpatizzanti repubblicani si schiererà con il primo classificato, un altro terzo si asterrà e l’ultimo terzo sceglierà Le Pen.

 

Nessuna certezza neanche sul comportamento dei votanti di una gauche spaccata come non mai. Il candidato socialista, Benoît Hamon, poco oltre il 6%, ha ammesso una «pesante sconfitta elettorale e morale» schierandosi a favore del suo ex collega «social-liberle» nel governo di Hollande mentre il leader della sinistra alternativa, Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise, al 19,55%), non ha fornito indicazioni di voto chiedendo semplicemente di agire secondo coscienza. In un discorso dai toni sobri molto diverso da quelli aggressivi delle ultime settimane, François Fillon, fermo al terzo posto con il 19,90% delle preferenze, ha ricordato che la desta deve «rimanere unita» in vista delle elezioni politiche di giugno.

 

Rivolgendosi alla nazione intorno alle 20.45, il candidato della Destra travolto dal Penelope Gate ha riconosciuto la sconfitta e ha invitato gli elettori a bloccare l’avanzata lepenista. «L’estremismo porta solo disgrazie e divisioni», ha avvertito, «ora dobbiamo scegliere chi è preferibile, l’astensione non fa parte dei miei geni, soprattutto quando c’è un partito estremista, conosciuto per la sua violenza e l’intolleranza. Il suo programma porterebbe il Paese al fallimento, aggiungerebbe caos europeo. Non c’è altra scelta che votare per Macron».

 

Sostegno totale anche dai compagni di partito, Alain Juppé, Christian Estrosi e dall’ex premier neogollista, Jean-Pierre Raffarin, tra i primi ad apparire in tv per esprimersi a favore del candidato di En Marche. «Tengo all’Europa, non un voto dovrà andare a Marine Le Pen», gli ha fatto eco Brice Hortefeux, fedelissimo dell’ex presidente Nicolas Sarkozy. François Hollande, il presidente precipitato al 5% della popolarità prima di decidere di non ricandidarsi, ha telefonato al suo ex ministro dell’Economia per congratularsi della vittoria. Poco prima era stato il suo primo ministro, Bernard Cazeneuve, ad assicurare l’ex compagno di governo del suo sostegno. Macron, sconosciuto al grande pubblico fino a tre anni fa, punta a diventare presidente a 39 anni, un altro primato, portando con sé il centrista Francois Bayrou (MoDem).

 

Macron contro Le Pen sarà anche futuro con o senza l’Europa, politica del dialogo contro quella del muro attorno alla Francia e della chiusura delle frontiere. Era un 21 aprile, due giorni in meno rispetto ad oggi, quando nel 2002 il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie, lasciò di stucco il mondo arrivando inaspettatamente al ballottaggio contro Jacques Chirac, ai danni del primo ministro socialista, Lionel Jospin. Molti vedono in questo 23 aprile una giornata altrettanto storica. Allora, i 15 giorni fra il primo e secondo turno furono un succedersi di manifestazioni «repubblicane» quotidiane, tutta la Francia si allineò dietro Chirac, che trionfò con oltre l’82% dei voti.

LA STAMPA

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