Corea del Nord, Trump non si ferma Inviato sottomarino nucleare
Moniti
Gli Stati Uniti sono tornati ad alzare i toni. Donald Trump ha chiesto all’Onu di essere pronto ad adottare nuove sanzioni, «lo status quo è inaccettabile» davanti alle continue provocazioni. E il presidente, con una procedura piuttosto rara, ha convocato 100 senatori alla Casa Bianca per mercoledì: ascolteranno un briefing sulla crisi. Non meno dura è stata la posizione dell’ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley che ha ribadito che tutte le opzioni sono aperte. «Un altro test missilistico da parte del Nord porterebbe ad una risposta militare da parte degli Stati Uniti. Stessa cosa se dovessero attaccare una nostra base», ha avvisato la diplomatica. Washington ha comunque lasciato il campo all’azione di Pechino, l’unico paese ad avere un canale privilegiato con Kim Jong un, anche se negli ultimi tempi il leader ha dimostrato di saper tenere testa al potente vicino.
Schieramenti militari
In previsione di nuove sorprese gli attori della crisi hanno mobilitato i propri apparati. Grande vigilanza nelle basi statunitensi in Corea del Sud e nella regione mentre la portaerei Carl Vinson – il simbolo sotto molti aspetti di questa vicenda – si starebbe dirigendo verso lo scacchiere dopo aver partecipato ad esercitazioni con la marina nipponica. A seguire l’annuncio sul Michigan, che potrebbe essere impiegato per un’eventuale rappresaglia con i cruise o in appoggio alle forze speciali. Indiscrezioni – peraltro smentite – hanno riferito di mobilitazione da parte di unità cinesi e russe nella zona al confine con la Corea del Nord.
I satelliti
Per giorni gli analisti si sono interrogati sulle intenzioni di Pyongyang ed hanno dedicato le loro attenzioni alle ricognizioni satellitari degli impianti del regime. I giudizi sono oscillati a seconda delle immagini. Quando alcune foto hanno mostrato che il personale del sito di Punggyye-ri giocava a palla a volo si è ipotizzato che il Nord volesse lanciare un messaggio di normalità, ma non sono mancate interpretazioni opposte che suggerivano un tentativo di confondere le idee. Poi, nel fine settimana, gli esperti hanno segnalato che l’attività nella base era ripresa in modo parziale. Da qui nuove ipotesi a conferma dell’estrema difficoltà nel «leggere» quanto avviene oltre la cortina di ferro coreana.