Senza ali non si vola

Mattia Feltri

Nove anni fa, nell’aprile del 2008, saltò la cessione di Alitalia ad Air France perché, spiegò il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, «non è accettabile il livello di esuberi». Air France voleva mandare a casa 2 mila 100 dipendenti su oltre 21 mila, più o meno il dieci per cento. La cordata italiana che dunque si prese la compagnia in nome dell’italianità ne mandò a casa quasi ottomila. E questo già dice qualcosa sul senso degli affari spesso dimostrato dai sindacati, oltre che sul concetto di italianità diffuso da queste parti. È molto probabile che stavolta finirà come quella, se non peggio.

 E di analisi sull’inevitabile declino di Alitalia ne sono state prodotte varie e approfondite, ma la più convincente appartiene a Francesca, cara amica, che venerdì va a Palermo coi tre figli e tornerà a Roma il Primo maggio. Volerà con Vueling, compagnia low cost spagnola. Costo dell’intera operazione, 692 euro. Se avesse preso voli Alitalia, gli stessi giorni agli stessi orari, il prezzo sarebbe stato di 1398 euro. Il doppio. Non proprio una strategia accattivante. E del resto ci sarà una ragione se Ryanair è la prima compagnia per numero di passeggeri sulle tratte italiane. Alitalia dice che è colpa delle Regioni, che sovvenzionano le low cost per averle nei loro aeroporti, e qui siamo al punto: è o non è preciso interesse dei cittadini avere più voli diretti e a tariffe molto più vantaggiose? Guarda un po’ che ti combinano globalizzazione e liberalizzazioni, alle volte.

LA STAMPA

 

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.