Libertà di stampa, accuse a Grillo «Io il problema? Sistema marcio»
Un balzo di venticinque posizioni, dal settantasettesimo posto al cinquantaduesimo. Sempre dietro a Belize e Botwana, ma più vicini a Stati Uniti (quarantatreesimi) e Francia (trantanovesima). Un balzo che ha un significato: la libertà di stampa in Italia è migliorata, almeno secondo il rapporto annuale di Reporters sans Frontières (Rsf). Tuttavia i giornalisti sono ancora «minacciati dalla criminalità organizzata». Ma il rapporto annuale diventa anche un caso politico perché Rsf denuncia che i cronisti subiscono intimidazioni da «politici come Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle, che non ha esitato a rendere pubblica l’identità dei giornalisti che lo infastidiscono». La replica del leader del Movimento — che spesso anche durante i suoi spettacoli teatrali ha utilizzato i rapporti di Rsf per denunciare lo stato dei media in Italia — non si fa attendere e arriva via blog. «La colpa di questo sistema informativo marcio è mia», scrive il garante pentastellato. E contrattacca: «In un Paese in cui un ex premier condannato tiene in mano tre televisioni da oltre 20 anni, dove molti giornali nazionali sono amministrati da editori impuri iscritti a partiti politici o, peggio ancora, dove alcuni quotidiani sono persino proprietà diretta di partiti politici, il problema sono io, che scrivo su un blog».
«Errore nel rapporto»
I Cinque Stelle fanno quadrato intorno a Grillo (che era stato citato anche nel rapporto del 2015: «Sembra voler controllare i giornalisti»). Sul blog fioccano i commenti: sfiorano quota duecento e sono in larga parte a difesa del leader. Qualche simpatizzante addirittura si prende la briga di criticare Rsf sulla sua pagina Facebook.
C’è chi scrive: «Mi aspetto che rettifichiate prontamente al vostro grossolano errore che relega la vostra organizzazione nella più buia inattendibilità». «Ci sorprende che sia indicato Beppe Grillo come problema della stampa italiana», dice Luigi Di Maio. «Per noi i problemi del giornalismo in Italia sono l’assenza di una legge sul conflitto di interessi e la lottizzazione della tv pubblica», afferma il vicepresidente della Camera. E poche ore dopo gli fa eco Alessandro Di Battista ospite a Otto e mezzo su La7. «Non sono d’accordo, è un errore quello che c’è scritto nel rapporto», afferma il deputato romano: «Per me non c’è un italiano che pensa che il problema della libertà di stampa sia Beppe Grillo, che scrive ogni tanto sul blog, senza prendere un centesimo di finanziamento pubblico».
«Se raccontare la verità diventa un problema»
C’è anche chi va oltre. Carlo Sibilia paragona Grillo a Julian Assange e commenta: «Quando per raccontare la verità si diventa un problema». Manlio Di Stefano, invece, cita come «“fonti” italiane di Reporters sans Frontières» Roberto Saviano e Eugenio Scalfari (che fanno parte del board emerito). Anche Carla Ruocco riprende la questione su Twitter e parla di «#ObiettivitàZero» ma in realtà il rapporto è curato dal team di Rsf. Entusiasmo per il report, invece, arriva dall’associazione anticorruzione Riparte il futuro: «È importante — dice Federico Anghelé — che questo avanzamento del Paese di verifichi nell’anno in cui è stato introdotto in Italia il Foia (Freedom of Information Act)». Intanto, i Cinque Stelle guardano oltre le polemiche e lanciano la campagna elettorale. A Genova si è presentato alla stampa Luca Pirondini, anche se la battaglia (legale) con Marika Cassimatis è ancora aperta. «Non c’è in Italia un candidato tanto certificato come sono io», dice Pirondini.
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