“Così le Ong vogliono destabilizzare l’economia italiana coi migranti”
Nuovo affondo del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro. Dopo aver confermato l’esistenza di “contatti tra Ong e trafficanti” e aver messo in dubbio le modalità di finanziamento di alcune tra le più attive associazioni umanitarie, oggi ai microfoni di Agorà su RaiTre il pm ha lanciato nello stagno delle polemiche un sasso che rischia di provocare un maremoto.
“A mio avviso – afferma Zuccaro – alcune organizzazioni potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga”. E aggiunge: “Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”. Un’ipotesi allarmante. Il procuratore invita a “non fare di tutta l’erba un fascio”, come peraltro aveva già fatto in passato escludendo dal raggio dell’azione investigativa Medici Senza Frontiere e Save The Children. Ma vuole vederci chiaro perché “alcune non rispettano le regole” e sui finanziamenti compaiono più luci che ombre, tra 5×1000 milionari e ricchi assicuratori diventati filantropi. Doveroso dunque pretendere trasparenza. Ma non è solo una questione economica o giuridica. Bisogna fare anche una valutazione politica: come abbiamo già provato a spiegare su queste colonne, dietro l’attività di SAR (ricerca e soccorso) di tutte (e ripeto, tutte) le Organizzazioni Non Governative c’è la volontà di creare corridoi umanitari per permettere ai migranti di arrivare in Italia. Eppure quella di istituire “vie legali” per l’approdo in Europa è una scelta che spetta agli Stati e non certo ad enti di diritto privato che operano in mare aperto su imbarcazioni che battono bandiere di Paesi noti più per i conti offshore che per la limpidezza fiscale.
Per questo Zuccaro fa aleggiare “finalità” che vanno oltre il semplice salvataggio di vite umane. Se alcune di esse cercano davvero la “destabilizzazione economica dell’Italia” ci sarà da divertirsi seguendo il prosieguo della vicenda. La politica ha già sollevato un polverone, con il M5S ad attaccare le Ong e il governo (Pd compreso) che vede “regie dietro gli sbarchi” ma si schiera con i giganti dell’immigrazione. Le indagini di Catania, Palermo, Cagliari e Reggio Calabria vanno avanti. Per il pool catanese “di prove si può parlare soltanto a fronte di conoscenze che possano essere utilizzate processualmente e queste al momento mancano”. Ma elementi per scoperchiare il vaso di Pandora ci sono tutti. Quali? “Contatti diretti con soggetti che si trovano in Libia e annunciano la partenza di barconi”, navi che accendono fari per indicare la rotta, gommoni “scortati” dai trafficanti vicino ai vascelli delle onlus, operazioni di recupero all’interno delle acque libiche, trafficanti che forniscono ai migranti i numeri di telefono degli operatori umanitari e via dicendo. Forse le evidenze non basteranno per un processo, ma sono sufficienti ad una valutazione generica dei fatti. Da quando le Ong operano nel Mediterraneo, gli scafisti fanno affari, la marina non riesce più ad arrestare i criminali e i morti in mare aumentano. Tutto questo merita risposte.
IL GIORNALE