Russia, mistero su Putin: le voci sulla salute dello Zar e le insidie per la quarta elezione

Putin al Cremlino (Epa)
Il futuro presidenziale di Vladimir Putin, che è come dire il futuro della Russia tout court, è chiuso in una formula pseudo-matematica: 70×70=50 plus. Dove il primo 70 è la percentuale di affluenza alle urne alle elezioni del marzo 2018 da assicurare, il secondo 70 è quella dei voti espressi che Putin deve assolutamente prendere e il 50 plus è la percentuale risultante di consenso nell’intero corpo elettorale, che ne deriverebbe per il presidente.

La formula per vincere

«È la formula della legittimità, la questione per Putin infatti non è di essere rieletto, cosa del tutto scontata, ma di ottenere una vittoria che abbia piena legittimazione formale e politica», spiega Sergej Markov, ex deputato di Russia Unita e analista vicino al Cremlino. L’uomo incaricato di produrre questo scenario è Sergej Kirienko, vice-capo dello staff presidenziale. Corollario importante è che la rielezione avvenga senza sforzo apparente, senza cioè coinvolgere troppo Vladimir Vladimirovich nella campagna elettorale, sminuendone la «sacralità».

Ma quello che in apparenza si profila come un compito agevole, visti i livelli costantemente stellari di popolarità di Putin, è in realtà un percorso denso di insidie e rischi, interni ed esterni, oggi difficili da valutare e tantomeno prevedere. Di più, ancora una volta nell’algoritmo del potere russo entra un fattore, fin qui inedito nell’era Putin, ufficialmente segreto di Stato, ma come vedremo apertamene discusso nella conversazione politica moscovita: la salute del presidente. Partiamo da questa. «È una cosa di cui si parla — spiega Stanislav Belkovsky, politologo vicino all’opposizione — ma non ci sono notizie precise. Abbiamo solo indizi».

Gli indizi

Lui ne cita tre, recentissimi: il primo, il Cremlino ha rimandato da aprile a giugno la tradizionale linea diretta televisiva di primavera, nella quale Putin risponde per ore alle telefonate dei cittadini. «Ufficialmente è per prepararla meglio, ma non è credibile», dice. Il secondo, ancora più strano, è che non sia stata rilasciata ai media alcuna ripresa televisiva né foto del recente incontro di Putin con il segretario di Stato americano, Rex Tillerson: «Non è normale. O non volevano far vedere il presidente in cattive condizioni, o addirittura secondo alcuni l’incontro non c’è stato e il ministro degli Esteri Lavrov si è messo d’accordo con Tillerson per dire che i due si erano incontrati». Terzo e non ultimo, passato quasi inosservato in gennaio, la notizia che al prestigioso Ospedale Clinico Centrale di Mosca, gestito dal Cremlino, è in avanzata fase di costruzione un nuovo padiglione VIP con pochissimi posti letto, dotato di ogni più moderna attrezzatura medica e, a quanto si racconta, anche di una centrale di comunicazione collegata al Cremlino: «È un posto dal quale si può governare il Paese», spiega Belkovsky. Secondo un diplomatico con buoni contatti dentro la cittadella del potere, che preferisce restare anonimo, «Putin non sta bene e il suo entourage è preoccupato dalla prospettiva che si impegni troppo nella campagna elettorale». Quale sia la patologia del presidente non è dato sapere, ma una voce non confermata parla di sedute regolari di emodialisi cui verrebbe sottoposto.

Ma i problemi di Putin hanno anche e soprattutto natura politica. Valeriy Solovey, docente all’Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali, li riassume nella «teoria della bolla», dentro la quale sembra sempre più operare il Cremlino: «Putin non riceve descrizioni adeguate della realtà del Paese. C’è una disconnessione, nel senso che dalle regioni arrivano informazioni non corrette sulla situazione economica, che rimane grave e alimenta lo scontento sociale. Il risultato è che cambiano gli umori, i comportamenti politici, ma il Cremlino lo sa in ritardo. È successo il 26 marzo, quando manifestazioni di protesta si sono verificate in tutto il Paese e Mosca è stata colta di sorpresa».

Consiglieri e oppositori

Non che nello staff presidenziale non vi sia chi si rende conto di questa sfasatura. Uno di questi è Alexej Kudrin, capo dei consiglieri economici. Ma le sue proposte di riforma, più volte sottoposte al Cremlino, «implicano anche cambiamenti politici inaccettabili che per il cerchio magico intorno a Putin». Non è un caso, spiega Solovey, «che da tre anni il decreto di nomina di Kudrin a vice-premier sia sulla scrivania di Putin, ma la sua firma venga sempre rinviata». Il nome di Alexej Navalny, l’avvocato blogger animatore delle proteste che entra ed esce di prigione, è sulla bocca di tutti. Gli verrà concesso di candidarsi? Oppure verrà squalificato? Sergej Markov sostiene che dovrebbero farlo correre: «Così scoprirebbero il suo bluff. Se Navalny si candida, una settimana prima dirà che è tutto truccato e si chiamerà fuori. Oppure gli succederà qualcosa e daranno la colpa a Putin». «No — ribatte Belkovsky — la campagna per screditare Navalny è già partita. In ogni caso non credo gli permetteranno di candidarsi».

Cerchiamo di tirare le somme. Vladimir Putin viaggia verso la quarta rielezione. La missione che si è dato è di salvare la Russia. Come disse un giorno al suo amico, il regista Nikita Mikhalkov, «pensi che sia arrivato fin qui solo per finire di mangiare quello che hanno lasciato gli altri? No, non può essere, ho un altro compito». Ma non tutto è sotto controllo come vuole la narrazione del Cremlino. C’è il problema della salute del leader, fondamentale in un Paese a struttura piramidale. Ci potrebbero essere proteste sociali in autunno, di fronte alle quali sarebbe problematico intervenire con l’aiuto dei siloviki, le strutture della forza. E allora non basterebbe più l’asso della politica estera, tanto più se in Siria e Ucraina sorgeranno nuovi problemi e in Europa i populismi saranno in ritirata. Così potrebbe diventare complicato centrare la formula magica, 70×70=50 plus, senza la quale Vladimir Vladimirovich sarà ancora presidente, ma indebolito. «Per rimanere forte Putin deve proporre una nuova agenda — conclude Solovey —. Conservare lo status quo non è più possibile». Potrà e saprà, l’uomo del Cremlino in cerca d’autore, convincere ancora i russi?

CORRIERE.IT

 

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