Caro Grillo, ma la tua è una faccia intelligente?
Con che faccia. Nel corso della tappa livornese dello show Grillo vs Grillo, l’altra sera il leader del M5s si è rivolto al pubblico dicendo: «In sala ci sono i giornalisti.
Sono qui, prendono appunti!». Aggiungendo: «Guardateli in faccia, e ricordatevi di loro». Dopo passeranno alle impronte digitali…
I primi Meetup del movimento mettevano i tazebao coi nomi dei giornalisti da colpire, modello Lotta continua. Poi hanno usato il blog. Ma fin lì la gogna era ancora in effigie. Ora l’intimidazione è a distanza di dito indice, quasi fisica. Una cosa molto teatrale. Ha una bella faccia…
Insomma, per smentire «Reporter Senza Frontieres» che lo accusa di minacciare i giornalisti, Grillo minaccia i giornalisti. Faccia a faccia. Dal suo punto di vista, lui che le cose le dice in faccia, una strategia comunicativa che non fa una piega. Forse Grillo, peraltro, ha ragione. La teoria lombrosiana cui sembra dare credito è dalla sua parte. È difficile trovare una categoria professionale – dopo quella dei politici – più cialtrona, inaffidabile e antipatica dei giornalisti. Sì, forse i comici.
Comunque, è vero: a guardare in faccia tanti giornalisti c’è da provare imbarazzo e fastidio. Inutilmente saccenti, mediamente ineleganti, spocchiosi, ego-riferiti, quasi sempre totalmente scollati dalla vita quotidiana – soprattutto gli editorialisti, i politologi e gli intellettuali – e del tutto incapaci di autoironia (mi sia consentita una nota personale: in vent’anni di mestiere ne ho conosciuti di colleghi impresentabili, e soprattutto di colleghe…, ndr). Insomma, impossibile dare torto a Grillo: a guardare in faccia i giornalisti – in altri casi da lui lusingati come «puttane di regime» o «walking dead» – c’è da inorridire.
Fa bene a dire ai suoi «Ricordatevi di loro». Per evitarli. O per inseguirli, come è stato fatto con un direttore di telegiornale. Alla faccia… Fare pressione sulla stampa è un esercizio politico salutare per alcuni leader. Rafforza l’autostima, e previene le critiche. Poi, certo, una volta detto che è difficile guardare in faccia i giornalisti italiani senza sogghignare, non resta che squadrare bene Grillo, e i grillini.
Diciamocelo in faccia: applicando la metodica lombrosiana di cui sopra, è legittimo azzardare che, forse, tra un cronista scelto a caso e un peone qualunque dei Cinque stelle, il secondo stia al primo, per serietà, come la grammatica di Luigi Di Maio sta alla Akademie der Wissenschaften und der Literatur di Magonza. Glielo si legge in faccia. E poi – non voltiamo la faccia dall’altra parte, dai! – bisogna ammetterlo. Noi giornalisti facciamo ridere. Ma sai quanto ci divertiamo ad ascoltare certe uscite dei 5 Stelle? Alla faccia di Grillo.
IL GIORNALR