Primarie, ultime tensioni: ora si vota Battaglia sull’affluenza ai gazebo
Altro che flop, per Matteo Renzi se anche solo un milione di elettori andasse alle urne oggi «rappresenterebbe una forza straordinaria, strepitosa». La battaglia dell’affluenza vede posizionati gli altri candidati su posizioni ben diverse, visto che sia Andrea Orlando sia Michele Emiliano alzano l’asticella per un numero sufficiente a oltre due milioni di votanti. Ultimi fuochi di una campagna per le primarie non entusiasmante, con i candidati che chiudono puntualizzando idee e punti di forza. Renzi lo fa con una e-news e un «Matteo risponde» su Facebook, nel quale lancia l’allarme su chi «vuole sminuire, forse persino eliminare» le primarie. E conclude con un appello ecumenico: «Andiamo avanti, avanti insieme. Senza parlare male degli altri candidati, ma raccontando quale idea abbiamo per l’Italia di domani».
Emiliano dopo l’infortunio
Appello non accolto da Emiliano che, anzi, esplicita la sua posizione: «Si può protestare contro Renzi anche andando a votare e votandogli contro». E se, con un improvviso scatto di reni, nonostante l’infortunio, Emiliano riuscisse ad avere una percentuale corposa, ecco che accadrà: «Renzi — spiega da Polignano a Mare — proverà ad andare a votare il prima possibile.
Ma noi glielo impediremo, soprattutto se avremo un buon riscontro nelle urne». Quanto all’accusa di volersene andare, nega: «Non siamo quelli del “ciaone”, rispetteremo l’opposizione». Orlando, invece, dalla Casa del cinema di Roma, sottolinea il suo orientamento: «C’è bisogno di ricostruire un alfabeto della sinistra. È scomparsa la parola uguaglianza». E non è solo una questione di valori: «Il mio impegno da segretario sarà quello di eliminare storture ed errori contenuti nella Buona scuola».
Renzi respinge le accuse sulle larghe intese
Renzi respinge le accuse sulle larghe intese: «Io in coalizione con Berlusconi? Un’accusa che fa ridere. L’hanno fatto loro, contro il referendum, l’accordo con Berlusconi». Il voto sarà dalle 8 alle 20 e potranno partecipare gli elettori registrati nell’albo del Pd. A vigilare ci saranno i delegati. Ma c’è un caso particolare, Napoli, dove in passato si sono registrati brogli e casi di violazioni delle regole particolarmente gravi. Qui il partito ha deciso di inviare un membro della commissione congresso, Ernesto Carbone, a vigilare sulla regolarità. A differenza dei tradizionali «osservatori», Carbone potrà intervenire direttamente, arrivando fino alla chiusura immediata del seggio, nel caso di irregolarità patenti. Naturalmente, il giorno dopo il voto delle primarie, il dibattito si concentrerà soprattutto sulla legge elettorale. L’apertura del Movimento 5 Stelle, con l’intervista al Corriere di Luigi Di Maio, che si è detto disponibile a «trattare con il Pd», anche lavorando sul premio di governabilità, lascia per ora freddi i renziani. Emanuele Fiano chiede: «A nome di chi parla Di Maio?». Freddo Andrea Marcucci: «Quando e se i 5 Stelle presenteranno la proposta di legge elettorale, il Pd risponderà sicuramente. Per ora parla solo Di Maio e con i 5 Stelle è tutto più ambiguo».
Premio di maggioranza
Il punto di caduta possibile di una trattativa sarebbe quella di far scendere la soglia per ottenere il premio di maggioranza dal 40 al 35 per cento, alzando contestualmente lo sbarramento dal 3 al 5 per cento. Nel primo caso, il premio alla lista sarebbe potenzialmente raggiungibile sia dai 5 Stelle sia dal Pd. Nel secondo caso, nei guai finirebbe il partito di Angelino Alfano. Ma Danilo Toninelli precisa: «Faccio notare che nessuno nel Movimento ha mai parlato di soglie specifiche in merito alla legge elettorale. Abbiamo chiesto al Pd un segnale di responsabilità, ma niente speculazioni». Toninelli parla solo di «correttivi di governabilità» e al Corriere aveva spiegato che si può intervenire anche solo sulla «grandezza dei collegi».
CORRIERE.IT