Primo maggio senza voucher. E il governo getta la spugna
Prima festa del lavoro senza voucher. E il bilancio per il primo maggio del governo Gentiloni non è positivo.
Il buono per il «lavoro accessorio» è stato abrogato via decreto perché l’esecutivo voleva evitare il referendum della Cgil che aveva proprio l’obiettivo di cancellarlo. Il sindacato lo avrebbero sicuramente perso, ma Gentiloni ha deciso che non era il momento di affrontare un voto così divisivo. Quindi ha fatto vincere a tavolino Susanna Camusso. Scelta sciagurata. La crociata contro il buono lavoro è iniziata quando lo strumento ha iniziato ad avere successo per presunti abusi. In realtà per la solita allergia dei sindacati per ogni forma di lavoro che non sia quella tradizionale.
Voci ufficiali del governo (dal ministro del lavoro Giuliano Poletti allo stesso premier Gentiloni) avevano assicurato che i voucher sarebbero stati sostituiti da nuovi strumenti. Voci ufficiose dell’esecutivo poco tempo dopo specificavano anche quale dovrebbe essere lo strumento: i mini lavori alla tedesca.
Peccato che nel Pnr, il piano nazionale delle riforme non ci sia traccia di nuovi buoni per il lavoro occasionale. Nemmeno nella versione minima, limitata alle famiglie, né una soluzione per il lavoro stagionale con picchi giornalieri. C’è solo la presa d’atto del superamento. Nel documento allegato al Def, che è all’esame della Commissione Ue, non c’è la vera motivazione dell’eliminazione dei voucher, che è tutta politica, ma si cita la necessità di «contrastare il ricorso a pratiche elusive» che ha portato al «superamento della disciplina del lavoro accessorio». Nemmeno una parola sul prossimo strumento.
In campo ci sono iniziative parlamentari come quella di Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, che con Giancarlo Serafini (Forza Italia), Hans Berger (Svp), Roberto Formigoni (Ap) e Franco Panlizza (Patt) ha messo a punto uno strumento che comprenda prestazioni occasionali, il lavoro breve e il lavoro intermittente. In sintesi, la possibilità di comunicare la prestazione almeno 60 minuti prima dell’inizio in un portale telematico dell’Inps, l’accreditamento di contributi e la neutralità fiscale del compenso. In sostanza un nuovo voucher dematerializzato e più tracciabile.
Difficile sostituire il voucher vecchia versione, perché funziona. Dati Inps diffusi pochi giorni fa danno conto del successo e di fatto smentiscono l’abuso denunciato dalla Cgil. I voucher sono stati utilizzati soprattutto nel commercio. Il numero dei buoni utilizzati è aumentato, ma è rimasto costante l’importo per lavoratore. Uno strumento che ha favorito le categorie più deboli nel mercato del lavoro, come dimostra l’età media dei destinatari di voucher, in costante diminuzione almeno fino al 2014 e la percentuale di donne che è progressivamente aumentata, «ed è attualmente di poco superiore al 52%». La loro abrogazione, ha invece sottolineato il servizio bilancio del Senato, potrebbe non essere neutra dal punto di vista dei conti pubblici. Cioè potrebbe comportare una perdita per le casse dello Stato.
Venerdì il ministro del Lavoro Poletti ha di nuovo assicurato che arriverà un nuovo strumento. Ma sono in molti a dubitare che l’attuale governo possa permettersi una riforma su un tema delicato per la sinistra, come il lavoro. Dalle imprese arrivano appelli a fare in fretta.
Maurizio Gardini numero uno di Confcooperative e presidente Alleanza Cooperative ha ricordato come per piccole imprese, il voucher «rappresentava uno strumento adatto per far emergere illegalità». Vero che un abuso può diventare «nocivo», ma ora serve «un nuovo strumento che risponda alle esigenze concrete di famiglie e imprese».
IL GIORNALE