Maduro: “Riformiamo lo Stato”. Opposizione in piazza, “sta tentando un golpe”. Durissimi scontri

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato oggi un decreto con cui ha deciso di convocare una “Assemblea Costituente del popolo”, per riformare la struttura giuridica dello Stato e “portare la pace al nostro Paese”, una mossa già denunciata come golpista dall’opposizione. Si tratta di un’Assemblea comunitaria che verrà votata dalle corporazioni, non a suffragio universale. “Non sto parlando di una Costituente dei partiti o delle elite, intendo dire una Costituente femminista, giovanile, studentesca, una Costituente indigena, ma anzitutto una Costituente profondamente operaia, decisamente operaia, che appartenga profondamente alle comune”, ha annunciato Maduro in un comizio in occasione della tradizionale sfilata della Festa dei Lavoratori.Julio Borges, presidente del Parlamento – in mano all’opposizione – ha già denunciato che questa iniziativa equivale a “una Costituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni” che il governo chavista ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel Potere Legislativo, nel dicembre del 2015.

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E mentre Maduro parlava, in tutto il paese avvenivano scontri di piazza tra polizia e manifestanti dell’opposizione. Le forze di sicurezza venezuelane hanno fatto ricorso all’uso massiccio di lacrimogeni contro centinaia di manifestanti che, in occasione della festa del Primo Maggio, hanno sfilato per le strade di Caracas tentando di arrivare, oltre i blocchi della polizia, all’ufficio delle commissione elettorale nazionale ed alla sede della Corte Suprema. Sulla stampa online e i social network si moltiplicano testimonianze, foto e video dell’intervento delle forze dell’ordine nella zona di El Paraiso e sulla Avenida Victoria, nell’ovest della capitale. In tutta la città la polizia è molto presente, e le autorità hanno chiuso oltre 30 stazioni della metro, oltre ad avere organizzato numerosi posti di blocco. Un gruppo di manifestanti è riuscito a penetrare in una base militare a est di Caracas, l’aeroporto intitolato al generalissimo Francisco De Miranda. I manifestanti sono stati respinti dalle forze di sicurezza della base che hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Durante gli incidenti a Caracas sono stati arrestati anche 4 giornalisti di una televisione locale, “Vivoplay”, che trasmette sul digitale.

Ad un mese esatto dall’inizio delle violenze che stanno sconvolgendo il paese sudamericano, le opposizioni sono tornate a chiedere a gran voce che si celebrino libere elezioni che segnino la fine del sistema politico rappresentato dal presidente Nicolas Maduro. Uno dei leader della protesta, Freddy Guevara, ha chiesto ai cittadini di “non abbassare la guardia perché la scommessa del regime si basa sull’idea che ad un certo punto la stanchezza avrà il sopravvento”.

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Dimostrazioni a favore di Maduro si sono contemporaneamente verificate nel centro di Caracas, su Piazza Bolivar. Il ministro degli esteri, Delcy Rodriguez, ha accusato sempre oggi otto governi della regione di “fomentare un colpo di stato”. Si tratta di Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Peru’, Paraguay, Uruguay e Brasile. In questi giorni sono stati tra quanti hanno chiesto la liberazione degli arrestati nel corso delle manifestazioni, la restituzione al Parlamento dei suoi poteri e un calendario che porti a libere elezioni.

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Nei disordini verificatisi nelle manifestazioni di protesta antigovernative dell’ultimo mese almeno 28 persone hanno perso la vita in tutto il Paese. Nonostante la gravissima crisi economica che sta attraversando il Paese Maduro resiste alla guida del governo vanificando i tentativi dell’opposizione di organizzare un referendum di richiamo nei suoi confronti; le prossime elezioni politiche sono previste nel dicembre del 2018 mentre le regionali dello scorso dicembre sono state rinviate senza che sia stata fissata alcuna data.

“A voi italiani dico solo questo: non dimenticate Pinochet, e non permettete che si ripeta in Venezuela“. Lo chiede in un’intervista alla Stampa Henrique Capriles, governatore dello Stato di Miranda e leader dell’opposizione. “Sono cattolico e ho grande stima per il Santo Padre, ma credo che vada aggiornato sulla situazione. Qui non ci sono un Paese o un’opposizione divisa; non c’è una parte che vuole il dialogo e una che lo rifiuta. C’è solo un regime che uccide persone innocenti per conservare il potere”, dice Capriles lanciando un appello al Papa. In Venezuela, spiega, “il governo ha fatto un colpo di stato, esautorando il Parlamento, e per difendere il suo potere dalle proteste legittime dei cittadini sta commettendo reati contro persone innocenti. Qui stiamo piangendo studenti uccisi dalla polizia che spara i lacrimogeni come proiettili: Maduro entrerà nella lista dei genocidi della storia. A questo governo non importa nulla della vita, e lo ha dimostrato. Non gli importa se la gente rovista nella spazzatura per mangiare. Davanti a ciò servono l’unione e la fermezza dei venezuelani”. “In Venezuela la situazione è critica, non abbiamo mai vissuto una crisi così in tutta la nostra storia. Questo è il momento più oscuro del Paese”. “Qui non ci sono problemi di ordine pubblico, ma una brutale repressione”, sottolinea. “Crimini, persone innocenti uccise. Non solo a Caracas, perché le violenze più orribili accadono fuori dalla città, per mano delle milizie paramilitari filogovernative. È importante che il mondo lo sappia”.

Otto paesi latinoamericani – A gentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Perù, Paraguay e Uruguay – hanno sottoscritto un appello comune nel quale si associano alla presa di posizione di Papa Francesco sulla necessità di ricercare al più presto “soluzioni negoziate” per la crisi politica e istituzionale in Venezuela. “Siamo d’accordo con Papa Francesco che occorre fare tutto il possibile per il Venezuela, ma con le garanzie necessarie'”, si legge nel documento degli Otto, definendo anche le condizioni per un dialogo politico a Caracas: “che cessi la violenza, si ripristini la piena funzionalità dello Stato di diritto, si liberino i prigionieri politici, si restituiscano le prerogative dell’Assemblea Nazionale e si definisca un calendario elettorale”. Da parte sua, il Tavolo dell’Unità Democratica (Mud, coalizione di opposizione) ha scritto una lettera aperta al pontefice, nella quale nega l’esistenza di divergenze fra i suoi partiti per il dialogo con il governo di Nicolas Maduro.

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