Concertone, migliaia a San Giovanni, la protesta contro Poletti, Gabbani pigliatutto
Le star internazionali. Prima di loro la serata, dopo la pausa del Tg3, si era aperta con gli Editors, un set rock molto trascinante funestato dalla pioggia in cui il gruppo inglese ha cantato 4 brani tra i quali la loro hit Papillon.
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Gabbani pigliatutto. Ma è con Gabbani, passate le nuvole carioche di pioggia, che l’atmosfera si è surriscaldata grazie alla canzone vincitrice di Sanremo Occidentali’s Karma (in gara anche all’Eurovision Song Contest) ovviamente, ma anche ad Amen, con cui ha vinto Sanremo giovani nel 2016, e al nuovo singolo estratto dal nuovo album Tra le granite e le granate. “Io parlo attraverso la mia musica – ha detto dal palco il cantautore toscano. Logicamente qualcuno ci deve dare questo diritto al lavoro, ma noi ci dobbiamo mettere una cosa fondamentale: la voglia”. “Com’è il concertone del Primo Maggio? Posso dire una cosa da non dire in televisione? Una figata!”, così un entusiasta Francesco Gabbani ha concluso la sua esibizione sul palco del concertone.
Ex-Otago, Motta, Vasco Brondi e gli altri, forza giovani. Ma è il tema sul lavoro che ha attraversato come un filo rosso il Concertone di fronte a una piazza gremita da 450mila spettatori, dicono gli organizzatori, 900mila considerando il pubblico che l’ha attraversata lungo tutta la giornata. La prima immagine forte legata al lavoro arriva a metà pomeriggio, durante l’esibizione degli Ex-Otago. Il pezzo è gioioso, c’è una piazza gremita di giovani che balla e il cantante del gruppo intanto intona il ritornello: I giovani d’oggi non valgono un cazzo. Qualche minuto dopo dalla platea si alza un coro all’unisono, mentre lui dice “per la gente che lavora per niente e mi stupisco sempre”. Eccolo il tema, eccola la festa danzante nella pancia del Titanic: mentre il mondo tutto intorno crolla, o quanto meno trema, non dà certezza, i ragazzi si riprendono la voglia di ballare.
La sequenza pomeridiana offre un’infilata di artisti che parlano la stessa lingua: Motta canta La fine dei vent’anni, Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica canta A forma di fulmine: “Possiamo ridere e farci fottere, ballare scoordinati e lasciare perdere, possiamo credere, farci esplodere, come armi solo chitarre elettriche”. La sintonia con la piazza è completa. Sceso dal palco Vasco Brondi spiega questa voglia di ballare e di sconfiggere così i fantasmi della crisi e di “un’esistenza intermittente”, citando come precedente Bandiera bianca di Battiato, che negli anni Ottanta tutti ballavano nonostante il testo dicesse cose tremende.
Poi spiega le sue emozioni mentre osservava la folla dal palco, complice la luce del pomeriggio: “Non ho mai pensato alla mia musica come fine a se stessa ma per fare qualcos’altro e questo è uno di quei contesti in cui si può” spiega. “Vedo questo concerto come un antidoto contro certe solitudini digitali. In cui celebrare insieme un rito collettivo mentre anche per il lavoro siamo fondamentalmente soli: non c’è più il luogo fisico della fabbrica, per questo ho detto ‘Buon primo maggio a chi ha il lavoro e a chi non ce l’ha, o chi vive l’intermittenza tra un lavoro e l’altro’. La situazione è cambiata, e bisogna accettare il cambiamento e intanto lavorare per rendere più umano questo cambiamento. C’è un cambiamento identitario, la nostra realizzazione non passa più attraverso il mito occidentale del lavoro, che può invece trasformarsi in una dannazione, una corsa senza senso”.
Se Jimi Hendrix arriva dal deserto. Intanto sul palco è salito Bombino, canta tre pezzi, la piazza risponde con un boato. Brondi se ne compiace: “Bombino è stata una delle mie ispirazioni più forti per questo nuovo album, ha saputo che l’ho citato in varie interviste e mi ha contattato via Facebook: ora siamo in contatto, chissà che non riusciamo a organizzare una serata insieme la prossima estate”. Il suo tour inizia il 27 dal Miami Festival di Milano e prosegue fino a settembre.
Gli organizzatori soddisfatti per la risposta del pubblico e per la scelte artistiche, che effettivamente segnano un cambio di rotta rispetto ai tempi che Elio e le Storie tese hanno battezzato con il pezzo Il complesso del Primo maggio, tutto combat-rock, taranta, pizzica e impegno. E mentre Camila Raznovich e Clementino incitano la folla anche a colpi di rap e selfie sul palco. La serata riprende con il nu-folk dance dei La Rua.
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Concertone blindato. Nel pomeriggio le misure di sicurezza hanno messo il rallentatore al Concertone. Quando è iniziata l’anteprima, alle 15 e 10, in piazza c’erano ancora poche migliaia di persone: accessi limitati in tutta l’area, controlli di polizia, ai varchi file di centinaia di metri per l’ispezione minuziosa applicata su ogni borsa o zaino. Poi quando alle 16 Camila Raznovich ha aperto le danze del Concertone, il colpo d’occhio era decisamente migliorato, e da tutte le strade il fiume di gente non accennava a diminuire. Piazza San Giovanni ha risposto con un boato all’incitamento di Clementino, che ha messo in campo tutto il suo entusiasmo da rapper prestato alla conduzione, a un certo punto saltando giù dal palco e in mezzo al pubblico delle prime file.
Il violino di Ara Milikian e la Napoli di Teresa De Sio. Il programma è iniziato con i suoni arabeggianti del violino di Ara Malikian, nato a Beirut ma di origine armena, che agli studi classici ha affiancato la passione per le musiche tradizionali del bacino mediterraneo e che ha chiuso la sua esibizione con una versione strumentale di Bella ciao. Tra i primi ad esibirsi Rocco Hunt che ha presentato il suo nuovo brano Kevvuò, trascinando il pubblico con il suo consueto entusiasmo. Teresa De Sio ha portato sul palco un omaggio a Pino Daniele, al quale ha dedicato il suo ultimo disco Teresa canta Pino, cantando tra l’altro ‘O Scarrafone e Je so’ pazzo. “È facile sentirsi uno scarrafone in un mondo in cui è il lavoro è poco e si sorride poco”, ha detto dopo la sua esibizione. Poi ha ricordato altri due colleghi napoletani scomparsi di recente: “Salutiamo Pino che è andato a fare lo ‘scarrafone’ da un’altra parte e salutiamo tanti altri amici come Rino (Zurzolo) e Fausto (Mesolella): oggi staranno festeggiando il primo maggio tutti insieme”.
Il ricordo per Mesolella. Consegnando il premio ai vincitori del concorso internazionale per giovani artisti #1M2017, gli Incomprensibile FC, il conduttore dell’anteprima Massimo Cotto ha ricordato dal palco Fausto Mesolella, chitarrista, compositore e arrangiatore della Piccola Orchestra Avion Travel, scomparso il 30 marzo scorso. “Oggi voglio ricordare da questo palco una persona che è scomparsa un mese fa” ha detto Cotto. “Ogni volta che c’era qualcuno da incoraggiare per fare musica, lui c’era: vi chiedo un grande applauso per Fausto Mesolella”, ha concluso.
I forfait. Dopo il malore di Paolo Benvegnù, anche Sfera Ebbasta dà forfait al Concertone del Primo Maggio a Roma. “Mi scuso con tutti i presenti, ma oggi purtroppo non mi esibirò al Concerto del 1 Maggio per motivi di salute. Arriverò presto a Roma con il mio tour quindi non preoccupatevi ;)”, ha scritto il rapper sul suo profilo Instagram.
Il concerto dei sindacati. Il Concertone organizzato da iCompany e Ruvido produzioni per conto dei tre sindacati Confederali creerà così un ideale ponte con Portella della Ginestra, dove in mattinata si è svolta la principale manifestazione del Primo maggio con i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil impegnati a ricordare il 70esimo anniversario della strage mafiosa contro chi manifestava contro il latifondismo.
La scaletta in ordine di apparizione. Après la Classe, Amarcord (1mnext finalista), Incomprensibile Fc (1mnext finalista), Doro Gjat (1mnext finalista), Braschi, Geometra Mangoni, Ara Malikian, Rocco Hunt, Orchestra di Saltarello abruzzese, Mimmo Cavallaro, Teresa De Sio, Giovanni Guidi, Marina Rei, Artù, Ladri di Carrozzelle, Ex-Otago, Motta, Le Luci della Centrale Elettrica, Bombino, La Rua, Levante, Editors, Lo Stato Sociale, Francesco Gabbani, Brunori Sas, Ermal Meta, Edoardo Bennato, Maldestro, Fabrizio Moro, Samuel, Planet Funk, Public Service Broadcasting.
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