Elezioni subito, una tentazione da evitare

di MARIO CALABRESI

IL NUMERO dei cittadini che ieri hanno votato alle primarie è in assoluto il più basso da quando sono state istituite, un po’ più della metà di quelli che lo fecero dieci anni fa al primo appuntamento del Pd che scelse Veltroni. Ma è un dato molto più alto delle aspettative e soprattutto più forte della stanchezza e del disincanto.

Comunque la si pensi, è da apprezzare lo sforzo di quei quasi due milioni di persone che hanno sentito la necessità di uscire di casa, di mettersi in coda e di scegliere così il segretario del loro partito. Beppe Grillo si chiede se ci sia una superiorità in quest’atto, rispetto al voto online, e naturalmente pensa di no invitando a guardare avanti e a “non rimpiangere i tempi in cui dovevi fare la fila in banca” per pagare qualunque cosa. Nessuno rimpiange le code e non credo che ci sia superiorità, ma piuttosto una certa dose di nobiltà e anche di impegno, un’idea di partecipazione e di collettività che potrà apparire desueta in un mondo che è sempre più chiuso nell’orizzonte dello schermo del proprio smartphone.

E’ certo un voto con un’età media alta, con esempi commoventi come quello della signora Teresa, che a 102 anni si è presentata nel seggio di Carcare nel savonese e ha dichiarato ai ragazzi stupiti: ” Per votare non c’è età ” .

La democrazia dei clic non va demonizzata, prima di tutto dal punto di vista tecnico e dell’efficienza, ma finora non ha dimostrato di scaldare i cuori e le passioni, visti i risultati desolanti delle comunarie di ogni ordine e grado. Perfino il Movimento 5 Stelle riceve ben più consensi nelle vecchie cabine elettorali dove si traccia una X con la vecchia matita copiativa che non in rete.

Nemmeno la democrazia di carta di primarie imperfette e stanche va demonizzata, ma speriamo che ora il suo risultato, con l’attesa e larga vittoria di Matteo Renzi, non venga interpretato in modo distorto. Siccome il leader del Pd si è preoccupato più di essere legittimato che di essere scelto, come se queste primarie potessero cancellare o far dimenticare il risultato del referendum, ora c’è da augurarsi che non prenda un nuovo abbaglio.

I calcoli, come sappiamo, li ha già clamorosamente sbagliati una volta e ripeterebbe l’errore se pensasse che c’è lo spazio per un confronto finale con i 5 Stelle, se pensasse che il Paese è diviso tra queste due opzioni. Invece le cose sono profondamente cambiate negli ultimi mesi: proprio la vittoria del No al referendum ha purtroppo messo fine alla stagione maggioritaria, riportandoci a una fase proporzionale che premia chi ha il vento in poppa o chi è capace di dialogare e sa costruire ponti e alleanze. Cose a cui Renzi è notoriamente allergico, innamorato com’è di un’idea di autosufficienza.

Il rischio è quindi quello di rispolverare la tentazione delle elezioni anticipate – il nuovo mantra è tenerle a novembre – e di mettersi alla rincorsa dei populismi di varia natura. Strada pericolosa, innanzitutto perché far cadere un governo espressione di una maggioranza guidata proprio dal Pd sarebbe un azzardo non da poco, secondo poi perché il campo degli euroscettici è talmente affollato che sono rimasti solo posti in piedi. Il risultato di Macron, da confermare domenica prossima, ci mostra che esiste invece uno spazio percorribile di responsabilità e di razionalità.

Riprendendo ancora le parole di Grillo di ieri – ” La difficoltà non è recepire idee nuove ma abbandonare quelle vecchie ” – varrebbe la pena che il Pd, il suo segretario, i suoi parlamentari e il governo che sostengono usassero al meglio i mesi che mancano alla fine della legislatura per darci una legge elettorale funzionante e per completare un’agenda di riforme e di diritti che aspettano da anni. Ne cito soltanto tre: l’approvazione finale del biotestamento; l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento; la cittadinanza ai bambini nati in Italia figli di stranieri. Se poi ci fosse anche il coraggio di guardare in faccia i problemi, dall’Alitalia ai conti pubblici come ci si presenteranno in autunno ( quando la Banca centrale europea probabilmente comincerà a comprare meno titoli di Stato e i tassi di interesse potrebbero salire), allora sì che si abbandonerebbero i vecchi comportamenti. E sfidare le opposizioni sui problemi reali, sulle soluzioni possibili ( a partire dalla sterile polemica su migranti e Ong) servirebbe a mostrare con chiarezza dove stanno i conservatori e i nostalgici dei tempi passati.

REP.IT

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