Primarie Pd, un Feltri brutale: “Una masturbazione, cosa sarà costretto a fare Renzi adesso”

 

Primarie Pd, un Feltri brutale: "Una masturbazione, cosa sarà costretto a fare Renzi adesso"

L’esito delle primarie Pd era scontato. La vittoria di Matteo Renzi è come il giorno che segue la notte. Orlando ed Emiliano si sono prestati quali comparse e già domani saranno scomparsi. Non c’è nulla di più inutile delle consultazioni interne ad un partito, altro che dimostrazione di grande sensibilità democratica. Esse si svolgono a livello di volontariato, non hanno regole rigide e controllate. La gente ha votato nelle osterie, nei bar, nelle bocciofile. Non vedo come si possa attribuire importanza a un esercizio tanto sgangherato. Comunque l’ex premier, per quanto attaccato dai suoi compagni, che hanno addirittura organizzato una mini-scissione insulsa, si è imposto e bisognerà tenerne conto. Sarà ancora lui a scrivere lo spartito della politica di sinistra. Tutti gli altri dem si sono rivelati inconsistenti e incapaci di promuovere una opposizione di qualche peso.

Il Pd si dà un sacco di arie perché è l’unico partito che si è regalato le primarie, giudicate fondamentali. Dimentica che questo tipo di verifiche, se non è posto in essere da norme di legge valide per tutte le forze politiche, ha il valore di una masturbazione. Trattasi di iniziativa privata, di gioco senza capo né coda. Pretendere che anche Forza Italia, il Movimento 5 stelle ed altri partiti lo adottino è ridicolo.

Ora che Renzi ha raccolto il maggior numero di consensi nell’ambito del proprio club cosa cambia? Zero. Egli continua ad essere l’uomo più forte del Pd, ma questo lo sapevamo già. Non c’era bisogno di conferme. Si candiderà quale presidente del Consiglio, però non è detto – anzi, è improbabile – che alle urne riesca a prevalere, visto che non c’è una legge elettorale che gli consenta di svettare. Occorre poi considerare che Grillo al momento è accreditato di un pacchetto di voti più consistente rispetto a quello dell’ex sindaco di Firenze. Quindi? Siamo in alto mare. O i fessacchiotti del Parlamento si spicciano ad approvare una legge elettorale idonea a garantire al Paese la governabilità, parente stretta della stabilità, oppure l’anno venturo a primavera, allorché si apriranno i seggi, saremo al campo delle cinque pertiche. Nessun partito sarà abilitato, per mancanza di numeri, a menare il torrone e si avvieranno negoziati frenetici per fare una ammucchiata, come è sempre accaduto in assenza di una formazione politica solida e legittimata a governare. Tutto il resto è chiacchiera oziosa.

P.s. Domenica sull’Avvenire, giornale dei vescovi, Pier Giorgio Liverani, autore della rubrica Controstampa, mi ha dedicato alcune righe, come spesso fa. Niente di strano. L’uomo ha le sue idee, diverse dalle mie, ma questo non conta. Però scrive una cosa cui devo rispondere. È vero. Credo che i cattolici, sul cosiddetto fine vita, vogliano imporre il loro punto di vista, e cioè che non si debba consentire ai cittadini di togliersi la vita quando non ne possono più di soffrire. Domando a Liverani: dato che io non impedisco a lui di fare quel che vuole della sua vita, anche di sopportarla quando è insopportabile, perché lui desidera impedire a me di scegliere la morte? Perché si occupa degli affari miei? Io non obbligo lui a morire. Lui invece intende vietarmi di andare all’altro mondo. Insomma. L’eutanasia non è un obbligo, bensì una facoltà. Che ciascuno può negare a se stesso, non a me o ad altri.

LIBERO.IT

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