Le imprese mollano Padoan: tutti bocciano l’Iva anticipata
Split payment sotto il tiro delle imprese. Ieri le associazioni di categoria sono sfilate alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per le audizioni sulla manovra.
Rispetto alle precedenti audizioni, quelle sul Def, tutte le confederazioni – comprese quelle prudenti e fino a ieri ben disposte verso il governo Gentiloni come Confindustria – hanno attaccato il decreto del governo perché, di fatto, aumenta la pressione fiscale.
Come se non bastasse, anche dentro il ministero dell’Economia stanno crescendo i dubbi sulla correzione da 3,4 miliardi. La principale voce in entrata è proprio lo split payment (il pagamento anticipato dell’Iva da parte dei committenti quando sono pubblica amministrazione, società partecipate e anche le quotate in Borsa). Impossibile che porti i circa due miliardi previsti dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Un azzardo, ma questa volta non a carico dei contribuenti, nel senso che non ci sono clausole di salvaguardia a garanzia del gettito dello split payment.
Che ieri è stato bersagliato da critiche radicali da parte del mondo delle imprese. A partire da Confindustria. Il direttore generale Marcella Panucci ha osservato come il governo abbia sempre annunciato una correzione fatta quasi esclusivamente con la lotta all’evasione fiscale. «Alla luce dei testi definitivi, invece, appaiono evidenti alcuni aumenti del carico impositivo: penso all’inasprimento della tassazione per i comparti del gioco, che non ha ormai eguali in Europa, e del tabacco, nonché alla stretta su misure strutturali che interessano la generalità delle imprese, quali l’Ace». Ma «il primo gruppo di norme che desta seria preoccupazione è quello che concerne gli adempimenti Iva».
Il problema è la sottrazione di liquidità alle imprese «cui non fa da contraltare una maggiore efficienza e rapidità dei tempi dei rimborsi, non più procrastinabile». E considerando «i tempi medi con cui l’Amministrazione fiscale italiana provvede al rimborso dei crediti Iva».
Per una volta, d’accordo con viale dell’Astronomia anche i «piccoli» di Rete imprese Italia. La associazione che riunisce le principali sigle del commercio e dell’artigianato si è detta «completamente contraria» all’estensione dello split payment. «Con questa manovra si fa cassa, ma si sottrae cassa alle imprese», ha spiegato Cesare Fumagalli di Confartigianato. Pollice verso sui limiti alle compensazioni. «Ci preoccupa la programmazione dell’aumento della pressione fiscale dello 0,50 che inverte la tendenza su una linea che noi riteniamo necessaria di riduzione delle tasse per la crescita del Paese».
Giudizi negativi pesanti e che sembrano andare oltre il merito della manovra. Una bocciatura della politica fiscale del ministro dell’Economia, che sa tanto di incoraggiamento a Matteo Renzi. I costruttori dell’Ance hanno attaccato lo split payment come «fortemente penalizzante» e hanno proposto di compensare la stretta sulla liquidità con un «un modello di dichiarazione Iva mensile», che acceleri quindi l’incasso dei crediti dell’impsota. Il vice presidente Giuliano Campana ha poi puntato i riflettori sull’aumento dell’Iva per il 2018, sterilizzato solo a metà. Al posto del ritocco alle aliquote, per i costruttori si potrebbe rafforzare la fatturazione elettronica.
Confedilizia ha lamentato l’assenza di misure per il settore immobiliare. Approvata la legge Airbnb, cioè la ritenuta delle imposte da parte degli intermediari, a patto che siano chiare le regole che la rendono facoltativa, altrimenti il rischio è che i redditi più bassi paghino di più. La norma è molto apprezzata da Federalberghi, che ci vede un argine all’abusivismo nel settore turistico.
IL GIORNALE