Generazione 300 euro al mese
Giovedì 11 maggio, negli studi professionali italiani, qualcuno sarà contento e qualcuno sarà irritato; e tutti avranno qualcosa di cui discutere. Perché su 7, il settimanale del Corriere della Sera, indagheremo un nuovo uber-proletariato urbano, giovane e istruito: gli stagisti, i praticanti, i laureati in attesa di concorso. In copertina poniamo, educatamente, una domanda: «Avvocato, lei paga il praticante 300 euro al mese. E questo come campa?». L’inchiesta è stata condotta da Micol Sarfatti, che ci ha lavorato a lungo: ha parlato con aspiranti professionisti, con professionisti affermati, con gli ordini professionali. In diverse città italiane, concentrandosi su quattro professioni (avvocati, architetti, ingegneri, notai).
Non avevamo una tesi da dimostrare, come va di moda oggi. Abbiamo cercato di capire. Abbiamo capito, per esempio, che a Milano va meglio che altrove; ma l’accesso alle professioni è diventato, ovunque, una corsa a ostacoli. Alcuni di questi ostacoli sono legati a difficoltà oggettive (norme, numeri, concorrenza, lungo ristagno economico). Altri potrebbero essere rimossi: e non accade. È vero ciò che scrive la giovane collega, coetanea di molti intervistati: «Un momento così, le libere professioni non l’hanno mai conosciuto. Il ruolo del professionista, i suoi redditi e il suo tenore di vita non sono stati messi in discussione per secoli. Pensate agli avvocati: dai Promessi Sposi ai romanzi di Gianrico Carofiglio, la figura di questi professionisti è sempre rimasta centrale nella società italiana». Le cose sono cambiate. Un decennio di crisi economica, nuovi mercati, liberalizzazioni: tutto ha contribuito a rendere difficile la navigazione professionale. E i nuovi arrivati devono mettere la barca in acqua nel momento della tempesta: occorrono coraggio, abilità, resilienza, fortuna. Ma qualcuno potrebbe aiutarli. Anzi: dovrebbe. Dominus, si chiama l’avvocato che prende nelle sue cure il praticante. La traduzione del latino è: signore, padrone, proprietario. Ma, anche, maestro. Un ruolo magnifico, che comporta responsabilità. Insegnare, certo. Ma anche gratificare e retribuire. È giusto pretendere talento, preparazione, abnegazione. Ma i giovani di studio devono pagare l’affitto, attraversare la città e magari, una volta tanto, uscire a cena. Con 300 al mese, non lo possono fare.
CORRIERE.IT
This entry was posted on domenica, Maggio 7th, 2017 at 07:56 and is filed under Editoriali - Opinioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.