Migranti, un anno da 200mila sbarchi: ecco il nuovo piano del Viminale

di VLADIMIRO POLCHI

ROMA – “L’Italia si prepara ad accogliere la cifra record di 200mila migranti. Il nuovo piano di ripartizione è pronto. Ciascuno dovrà fare la propria parte”. Mentre proseguono gli sbarchi e si discute del ruolo delle Ong nel Mediterraneo, al Viminale si pensa a rinforzare le retrovie. La macchina dell’accoglienza dovrà fare di più. Due casi per tutti: nel 2017 la Lombardia dovrà passare dagli attuali 25mila posti a disposizione a oltre 28mila, la Campania da 16mila a oltre 19mila. Questa volta, però, senza migranti paracadutati dai prefetti sui vari territori, ma con tavoli di coordinamento con i sindaci. Due i modelli di riferimento: le province di Milano e Bologna che stanno riuscendo a distribuire in maniera uniforme i rifugiati tra tutti i comuni dell’aerea.

Il “piano dei 200mila” è nei numeri: basta pensare che ieri sono saliti a 43.245 gli arrivi via mare nel 2017, il 38,54% in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (anno che con oltre 181mila sbarchi aveva già infranto ogni record nella storia del nostro Paese). Per questo ci si prepara a una maxi accoglienza sul territorio. In questo momento, tra strutture temporanee e centri governativi il nostro Paese ospita 179mila migranti. Ma le stime per fine anno spingono il Viminale a trovare posto per almeno 200mila persone. I parametri sono già concordati con l’Anci. A livello regionale fa fede l’accordo del 10 luglio 2014: ogni regione dovrà accogliere una percentuale di migranti pari alla propria quota di accesso al Fondo nazionale per le politiche sociali, con piccole eccezioni per i centri colpiti dai terremoti (per esempio alla Lombardia spetta il 14,15% del totale e al Lazio l’8,6%). Poi all’interno di ogni singola regione scatta l’accordo Viminale-Anci di dicembre scorso: i comuni fino a duemila abitanti dovranno ospitare 6 migranti, i comuni con più di 2mila abitanti ne accoglieranno 3,5 ogni mille abitanti, le città metropolitane (già gravate in quanto hub di transito di molti rifugiati) si limiteranno a 2 posti ogni mille residenti.

Il piano è già in atto: obiettivo prioritario del prefetto Gerarda Pantalone, capo del dipartimento Libertà civili del Viminale, è infatti coinvolgere più sindaci possibili nell’accoglienza, visto che attualmente sono solo 2.880 su oltre 8mila quelli che hanno aperto le loro porte ai rifugiati. E qualcosa già si muove. “Oggi i sindaci stanno facendo la loro parte – sostengono all’Anci – e questo grazie a una nuova modalità di contrattazione territoriale: non più migranti catapultati di imperio dai prefetti sui territori comunali, ma una distribuzione concordata con gli amministratori locali”.

Insomma nessuna imposizione. E i risultati si vedono: al 5 maggio scorso sono 154 i nuovi comuni che hanno presentato domanda volontaria per aderire allo Sprar (la rete d’accoglienza gestita appunto dall’Anci, ndr). “Sindaci ‘virtuosi’ per i quali scatterà la clausola di salvaguardia, nel senso che non potranno subire altri trasferimenti dai prefetti”.

Due modelli di accoglienza diffusa circolano, come detto, sui tavoli del ministero: quello della provincia di Bologna e quello di Milano. Nel capoluogo lombardo, per esempio, in base al recente “Protocollo tra prefettura, città metropolitana e comuni della zona omogenea” i sindaci si impegnano “ad accogliere gradualmente sul proprio territorio, entro il 2017, un numero di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in conformità al Piano Anci-Viminale e a reperire unità abitative di soggetti pubblici o privati necessarie alla copertura dei posti”. Spetterà poi alla prefettura stipulare le convenzioni con gli enti gestori dell’accoglienza al “prezzo unitario pro-capite di 35 euro al giorno oltre Iva”.

REP.IT

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