Contrordine a Venezia. Non si paga per entrare ma bisogna prenotarsi
E va bene che l’aveva detto anche il ministro Franceschini e va bene che Venezia non straripa di turisti tutti i giorni, ma ora anche il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro frena.
«Ticket a pagamento per entrare a Venezia?» «No, grazie». Non una retromarcia però rispetto a quella delibera approvata dalla Giunta il 27 aprile scorso che prevedeva la sperimentazione nell’area Marciana, meta turistica per eccellenza che copre la zona di Piazza San Marco, degli accessi in determinate ore del giorno o in determinati periodi dell’anno «mediante prenotazione e pagamento di un ticket di ingresso».
Ma l’altro giorno Brugnaro ha fatto sapere che il ticket d’ingresso non ci sarà. Ci sarà invece un sistema di controlli che permetta di contare i turisti che giungono in città e che consenta loro di informarsi sui periodi di maggior affollamento e un sistema di prenotazioni che permetta alla città di chiudere gli accessi, a determinate condizioni, per chi non si prenota in tempo. Una sorta di meccanismo funzionante come i bollini del traffico autostradale. Se hai la barca e il bollino a Venezia è nero, ma non hai prenotato, sei fuori da Piazza San Marco. Inoltre il sindaco intende realizzare un sistema di prenotazione attraverso una carta servizi, a pagamento, che permetta al turista di accedere a un pacchetto di prestazioni per entrare in città.
Tra questi servizi rientrano il trasporto pubblico e i servizi igienici, non solo per i turisti «mordi e fuggi» quelli da mezza giornata che mangiano il gelato pulendosi le mani sulle vetrine dei veneziani, ma anche per chi soggiorna a Venezia o in terraferma. In più sono previsti controlli agli accessi, in determinate giornate, a cominciare dai pontili dove arrivano i visitatori che stanno sulle spiagge.
Queste misure saranno oggetto di delibere ancora da definirsi. Il tutto nasce da una situazione che porta Venezia, in alcuni periodi, al collasso. Pontili stracolmi, ponti anche, calli affollate, code nelle chiese, code nei musei, vaporetti strabordanti di persone, parcheggi appena fuori Venezia pieni, autobus stracolmi che puzzano di sudore e ancora tanta, tanta, tantissima gente. L’estate scorsa perfino il Ponte della Libertà, uno dei principali accessi veneziani, aveva chiuso. Code chilometriche sopra il ponte e vigili costretti a deviare le auto. Non male per il turismo, ma con tutto questo la città deve, a volte, fare i conti con l’inciviltà e la maleducazione delle persone.
Turisti che bivaccano in Piazza San Marco, stranieri che fanno i bisognini in mezzo alle gondole: l’anno scorso una turista era stata sorpresa e immortalata finché si calava i pantaloni sul molo a due passi dalla Piazza cuore della città ed espletava la sua minzione. La foto fece il giro del web.
E poi ancora turisti che si tuffano, come il marinaio neozelandese, poi deceduto, che l’anno scorso, tuffandosi dal Ponte di Rialto aveva centrato un taxi acqueo. O come il giapponese che dal Ponte degli Scalzi, dopo il tuffo se n’era andato a fare surf tra i vaporetti. O il tedesco di pochi giorni fa. Insomma un parco acquatico, per cui occorrerebbe un freno. Come alle Cinque Terre dove i turisti abbondano a dismisura anche per i croceristi che sbarcano nel porto de La Spezia. Il viceministro dei Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, ha ravvisato nella «regolamentazione» dei flussi turistici una soluzione ineludibile. Ma il numero chiuso, secondo il sindaco di Monterosso, Emanuele Moggia, sembrera irrealizzabile perché contrasterebbe con i diritti costituzionalmente garantiti. Più plausibile è l’ipotesi di un sistema di registrazione dei flussi che consenta di distribuire i turisti verso quei paesi non sovraccarichi.
IL GIORNALE